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Rugby

L’Italia all’esame di Dublino

Parte il Sei Nazioni: vediamo se gli azzurri della palla ovale sono cresciuti

di Leo GABBI Redazione

4 Febbraio 2010

Movimento importante certo, pieno di entusiasmo e con un seguito tra i giovani assolutamente imprevisto anche solo fino a tre anni fa. Il rugby nazionale sembra bruciare le tappe sul fronte della popolarità, ma ora occorre che anche dal punto di vista sportivo questo slancio si traduca in qualche risultato. Che per la verità, a livello di Nazionale, tarda un po’ a venire. Se infatti nello scorso novembre l’Italrugby si è finalmente imposta in un confronto internazionale contro le Isole Samoa, è altrettanto vero che gli azzurri della palla ovale venivano da una striscia negativa di 13 sconfitte consecutive.
Dal giugno 2008 i nostri portacolori non portano a casa un’affermazione di livello internazionale e il prossimo Torneo delle Sei Nazioni – che si apre sabato 6 febbraio con una trasferta terribile, a Dublino contro l’Irlanda detentrice del trofeo – deve darci l’esatto valore degli uomini guidati dal coach Nick Mallet. Nonostante le prime edizioni quasi disastrose, c’è infatti fiducia di invertire la rotta (anche perché sarebbe difficile fare peggio), tanto che lo Stadio Flaminio risulta già esaurito per l’incontro del 14 febbraio che ci vedrà opposti con i maestri dell’Inghilterra.
L’ottimismo degli appassionati contagia anche i giocatori, reduci, oltre al successo con Samoa, dai due test-match contro le due squadre più forti del mondo, Nuova Zelanda e Sudafrica, chiuse naturalmente con due vistose sconfitte. Eppure uno dei giocatori più rappresentativi dell’Italia, il centro Gonzalo Canale, ci crede: «Contiamo di far bene nel Sei Nazioni. L’esordio in casa dei campioni uscenti è la partita più importante, sarà durissima: conterà molto fare una bella partita, ma pensando anche, perché no, di poter fare risultato. Poi abbiamo in casa Inghilterra e Scozia e sognare non è vietato».
Nella rosa dei 30 convocati ci sono conferme, graditi ritorni e anche due esordienti. Rientrano innanzitutto in azzurro il seconda linea Marco Bortolami, il mediano d’apertura Andrea Marcato e il trequarti Andrea Masi, mentre il grande assente resta il capitano Sergio Parisse, ancora alle prese con la riabilitazione dopo la rottura del crociato. Esordio invece per Riccardo Bocchino, in forza al Femi-CZ Rovigo, e Francesco Minto, del Banca Monte Parma.
Assente Parisse, la fascia di capitano azzurro passa al tallonatore della Benetton Treviso Lorenzo Ghilardini, che pur rispettando i prossimi avversari ha in mente un’idea spavalda, che consiste nel «dominare in mischia e nell’uno a uno: questa la tattica giusta per giocare a Dublino». Spirito indomabile quindi, cui però dovrà aggiungersi una crescita sotto il profilo tattico, sommata a un sereno esame di coscienza sulle tante ingenuità tecniche che hanno contraddistinto le passate edizioni del torneo, terminate con uno sconfortante zero nella casella dei punti. A riguardo Mallet è convinto di poter cambiare il corso della storia, che oltre al Sei Nazioni, prevede una crescita costante del movimento in attesa della Coppa del Mondo 2011 da vivere, possibilmente, da protagonisti e non più da comparse. Movimento importante certo, pieno di entusiasmo e con un seguito tra i giovani assolutamente imprevisto anche solo fino a tre anni fa. Il rugby nazionale sembra bruciare le tappe sul fronte della popolarità, ma ora occorre che anche dal punto di vista sportivo questo slancio si traduca in qualche risultato. Che per la verità, a livello di Nazionale, tarda un po’ a venire. Se infatti nello scorso novembre l’Italrugby si è finalmente imposta in un confronto internazionale contro le Isole Samoa, è altrettanto vero che gli azzurri della palla ovale venivano da una striscia negativa di 13 sconfitte consecutive.Dal giugno 2008 i nostri portacolori non portano a casa un’affermazione di livello internazionale e il prossimo Torneo delle Sei Nazioni – che si apre sabato 6 febbraio con una trasferta terribile, a Dublino contro l’Irlanda detentrice del trofeo – deve darci l’esatto valore degli uomini guidati dal coach Nick Mallet. Nonostante le prime edizioni quasi disastrose, c’è infatti fiducia di invertire la rotta (anche perché sarebbe difficile fare peggio), tanto che lo Stadio Flaminio risulta già esaurito per l’incontro del 14 febbraio che ci vedrà opposti con i maestri dell’Inghilterra.L’ottimismo degli appassionati contagia anche i giocatori, reduci, oltre al successo con Samoa, dai due test-match contro le due squadre più forti del mondo, Nuova Zelanda e Sudafrica, chiuse naturalmente con due vistose sconfitte. Eppure uno dei giocatori più rappresentativi dell’Italia, il centro Gonzalo Canale, ci crede: «Contiamo di far bene nel Sei Nazioni. L’esordio in casa dei campioni uscenti è la partita più importante, sarà durissima: conterà molto fare una bella partita, ma pensando anche, perché no, di poter fare risultato. Poi abbiamo in casa Inghilterra e Scozia e sognare non è vietato».Nella rosa dei 30 convocati ci sono conferme, graditi ritorni e anche due esordienti. Rientrano innanzitutto in azzurro il seconda linea Marco Bortolami, il mediano d’apertura Andrea Marcato e il trequarti Andrea Masi, mentre il grande assente resta il capitano Sergio Parisse, ancora alle prese con la riabilitazione dopo la rottura del crociato. Esordio invece per Riccardo Bocchino, in forza al Femi-CZ Rovigo, e Francesco Minto, del Banca Monte Parma.Assente Parisse, la fascia di capitano azzurro passa al tallonatore della Benetton Treviso Lorenzo Ghilardini, che pur rispettando i prossimi avversari ha in mente un’idea spavalda, che consiste nel «dominare in mischia e nell’uno a uno: questa la tattica giusta per giocare a Dublino». Spirito indomabile quindi, cui però dovrà aggiungersi una crescita sotto il profilo tattico, sommata a un sereno esame di coscienza sulle tante ingenuità tecniche che hanno contraddistinto le passate edizioni del torneo, terminate con uno sconfortante zero nella casella dei punti. A riguardo Mallet è convinto di poter cambiare il corso della storia, che oltre al Sei Nazioni, prevede una crescita costante del movimento in attesa della Coppa del Mondo 2011 da vivere, possibilmente, da protagonisti e non più da comparse.