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Dall'1 febbraio

“Quando allenare è educare”

Don Alessio Albertini presenta le tre serate organizzate dalla Commissione diocesana per lo sport e rivolte agli allenatori-educatori sportivi. Già 150 le persone iscritte

di Mauro COLOMBO Redazione

27 Gennaio 2010

Già 150 persone hanno deciso di partecipare al ciclo “Quando allenare è educare”, tre serate che la Commissione diocesana per lo sport propone agli allenatori-educatori sportivi a partire da lunedì 1 febbraio (vedi box). «Vogliamo ragionare insieme sull’importanza di educare attraverso lo sport e sulle modalità per farlo – spiega don Alessio Albertini, responsabile della Commissione -. L’attenzione che la Chiesa rivolge alla valenza educativa dello sport è ormai assodata. Questo ciclo di serate approfondisce la riflessione avviata nel convegno Fom del novembre scorso sullo sport in oratorio e proseguita poi attraverso altri incontri». Nei presupposti e nell’impostazione l’iniziativa riassume la “filosofia” di fondo che caratterizza la Commissione. Più che nell’organizzazione di tornei o eventi, in effetti, la sua attività si esplica in una funzione di “stimolo” culturale. «Puntiamo a evidenziare che lo sport può essere non solo un “pacchetto” di servizi, ma anche e soprattutto un luogo di formazione umana – sottolinea don Alessio -. Vogliamo coinvolgere quanti condividono questa passione educativa, con un’avvertenza: è necessario entrare “dentro” lo sport e impararne il linguaggio specifico. Da qui nasce la scelta dei relatori dei tre incontri: esperti che hanno conoscenze specifiche di questo mondo e possono mettercene a parte».
Figura-chiave delle tre serate è l’allenatore: «È la persona di riferimento, quella che vive più a contatto con i ragazzi, che incide sui loro comportamenti, che in qualche modo si pone come modello. Potremmo quasi paragonarlo a un catechista… Il suo ruolo è indubbiamente centrale. L’allenatore, però, deve anche avere la coscienza di essere “mandato” da qualcuno e di dover rendere conto a quel qualcuno del suo operato. Ecco, nelle nostre società forse prevale la considerazione della competenza, della passione, di un impegno speso per lo più da volontari, e questa coscienza non sempre si avverte».
Tra i contenuti che saranno sviluppati negli incontri, anche concetti non scontati e proprio per questo relativamente “inediti” rispetto all’attività di formazione che enti di promozione, società oratoriane e associazioni di base svolgono già nei loro ambiti: «Nella prima serata parleremo, fra l’altro, di “falsità e ricchezza nel crescere con lo sport”. Questo per mettere in guardia, da una parte, dall’ipocrisia di chi parla di “sport educativo” senza crederci e, dall’altra, da una certa facile retorica secondo cui lo sport agonistico, per definizione, è diseducativo (mentre lo sforzo, la fatica, i sacrifici necessari a raggiungere un risultato sono altrettanti elementi di crescita). Al centro della seconda serata ci sarà invece la qualità della relazione che si instaura sul campo con l’allenatore. Accoglienza, comunicazione, linguaggio, empatia: da queste componenti dipendono la crescita di un giovane e la genuinità della sua passione sportiva. Infine, nella terza serata, ricorderemo che lo sport è anche un complesso di emozioni, positive e negative. Vittoria e sconfitta sono due facce della stessa medaglia: come reagire a entrambe?».
L’ottimo riscontro di partecipazione fa sperare in un buon esito complessivo dell’iniziativa, di cui non si escludono in futuro ulteriori sviluppi. Già 150 persone hanno deciso di partecipare al ciclo “Quando allenare è educare”, tre serate che la Commissione diocesana per lo sport propone agli allenatori-educatori sportivi a partire da lunedì 1 febbraio (vedi box). «Vogliamo ragionare insieme sull’importanza di educare attraverso lo sport e sulle modalità per farlo – spiega don Alessio Albertini, responsabile della Commissione -. L’attenzione che la Chiesa rivolge alla valenza educativa dello sport è ormai assodata. Questo ciclo di serate approfondisce la riflessione avviata nel convegno Fom del novembre scorso sullo sport in oratorio e proseguita poi attraverso altri incontri». Nei presupposti e nell’impostazione l’iniziativa riassume la “filosofia” di fondo che caratterizza la Commissione. Più che nell’organizzazione di tornei o eventi, in effetti, la sua attività si esplica in una funzione di “stimolo” culturale. «Puntiamo a evidenziare che lo sport può essere non solo un “pacchetto” di servizi, ma anche e soprattutto un luogo di formazione umana – sottolinea don Alessio -. Vogliamo coinvolgere quanti condividono questa passione educativa, con un’avvertenza: è necessario entrare “dentro” lo sport e impararne il linguaggio specifico. Da qui nasce la scelta dei relatori dei tre incontri: esperti che hanno conoscenze specifiche di questo mondo e possono mettercene a parte».Figura-chiave delle tre serate è l’allenatore: «È la persona di riferimento, quella che vive più a contatto con i ragazzi, che incide sui loro comportamenti, che in qualche modo si pone come modello. Potremmo quasi paragonarlo a un catechista… Il suo ruolo è indubbiamente centrale. L’allenatore, però, deve anche avere la coscienza di essere “mandato” da qualcuno e di dover rendere conto a quel qualcuno del suo operato. Ecco, nelle nostre società forse prevale la considerazione della competenza, della passione, di un impegno speso per lo più da volontari, e questa coscienza non sempre si avverte».Tra i contenuti che saranno sviluppati negli incontri, anche concetti non scontati e proprio per questo relativamente “inediti” rispetto all’attività di formazione che enti di promozione, società oratoriane e associazioni di base svolgono già nei loro ambiti: «Nella prima serata parleremo, fra l’altro, di “falsità e ricchezza nel crescere con lo sport”. Questo per mettere in guardia, da una parte, dall’ipocrisia di chi parla di “sport educativo” senza crederci e, dall’altra, da una certa facile retorica secondo cui lo sport agonistico, per definizione, è diseducativo (mentre lo sforzo, la fatica, i sacrifici necessari a raggiungere un risultato sono altrettanti elementi di crescita). Al centro della seconda serata ci sarà invece la qualità della relazione che si instaura sul campo con l’allenatore. Accoglienza, comunicazione, linguaggio, empatia: da queste componenti dipendono la crescita di un giovane e la genuinità della sua passione sportiva. Infine, nella terza serata, ricorderemo che lo sport è anche un complesso di emozioni, positive e negative. Vittoria e sconfitta sono due facce della stessa medaglia: come reagire a entrambe?».L’ottimo riscontro di partecipazione fa sperare in un buon esito complessivo dell’iniziativa, di cui non si escludono in futuro ulteriori sviluppi. Il programma – Lunedì 1 febbraio, h 21: “Lo sport protagonista nell’emergenza educativa. Possibilità, fatiche, falsità e ricchezza nel crescere con lo sport” (prof. Gennaro Testa, sociologo del Settore tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio);Lunedì 8 febbraio, h 21: “Il metodo della relazione. Insegnare a giocare per crescere attraverso la relazione allenatore/giocatore” (prof. Antonello Bolis, Università Cattolica di Milano, allenatore nel settore giovanile del Milan);Lunedì 15 febbraio, h 21: “Gli attimi di una stagione. Quando le emozioni si scontrano: vittoria/sconfitta, singolo/squadra, allenatore/genitori (prof.ssa Lucia Castelli, psicopedagogista del settore giovanile dell’Atalanta).Gli incontri sono gratuiti e si svolgeranno presso il Centro Vismara (via dei Missaglia 117, Milano). Info e iscrizioni: tel. 02.58391356 – fax 02.58391350 – sport@diocesi.milano.it �