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Il commento

Super Mario, il razzismo e un Natale coi “meninos”

Quello che molta gente non sa a proposito del giovane�interista al centro delle polemiche di questi giorni per la sua reazione all'intolleranza dei tifosi avversari

di Claudio ARRIGONI Redazione

11 Gennaio 2010

I calciatori, come ogni persona, fanno cose belle e brutte, si comportano bene e male, sono generosi e non lo sono. Alcuni più, altri meno. Come tutti noi. Di alcuni, però, sappiano bene le cose belle che fanno e, anche se ne fanno qualcuna meno bella, magari in campo, ci passiamo sopra perché li consideriamo brave persone. E forse facciamo bene. Ad altri, invece, capita il contrario.
Tutto questo c’entra con Mario Balotelli. Come molti altri, sui campi italiani, trova il razzismo. La parola giusta è questa: razzismo. Trova però anche chi prova a giustificarlo, questo razzismo che fa schifo. Trova qualcuno che dice: è lui che si comporta male, che provoca, quello non è razzismo, solo una risposta ai suoi comportamenti. Ho semplificato, ma il succo è quello. Tante parole si potrebbero dire su come si comporta in campo. Né meglio, né peggio di altri, comunque. Non lo conosco fuori dal campo. Qualcosa però, soprattutto oggi, è meglio farla sapere.
Mi sembra che alcune cose che fa siano belle e meritino attenzione. E, magari proprio per l’immagine che Mario dà di sé in campo, ne abbiano meno di quanto ne dovrebbero avere. Come questa, che mi sono ricordato di aver letto su SportWeek e Repubblica lo scorso anno (sicuramente qualche altro giornale ne ha scritto, ma forse senza molto risalto) e che ho ritrovato (questo il link, per chi vuole) l’aprile scorso su La Provincia, il quotidiano storico di Como, perché un missionario che sta a Salvador di Bahia, don Pietro Snider, già parroco a Bulgarograsso, ne ha scritto in una lettera ai suoi ex parrocchiani: «Venendo qua ho trovato un gruppo Scout di Brescia, legato ad Agata Smeralda (organizzazione che si occupa di adozioni a distanza). Con loro c’era anche un giovane del Ghana, adottato da una famiglia di scout, Mario Balotelli, 18 anni, che gioca nell’Inter e si allena alla Pinetina. Ha voluto passare le sue vacanze natalizie giocando a pallone con questi ragazzi e i “meninos de rua”». Così, detto con la semplicità di un missionario. Belle cose fa Balotelli nelle sue vacanze. Meglio di altri, o sbaglio? Già l’estate precedente l’aveva passata a rimettere in sesto dei beni artistici e culturali in Italia insieme agli amici con cui fa volontariato. E il Natale del 2008 è stato insieme ai ragazzi di strada del Brasile. Belle notizie.
Io ora guardo Mario in campo con occhio diverso. E gli chiedo di far vedere che educazione e solidarietà le sa mostrare anche in campo. Ma, al di là di questo, so cosa ha fatto Mario durante le vacanze dei suoi 18 anni. E questo mi basta. Del razzismo e anche di quelli che “quello non è razzismo e bla bla bla” dico solo che mi fa e fanno schifo. I calciatori, come ogni persona, fanno cose belle e brutte, si comportano bene e male, sono generosi e non lo sono. Alcuni più, altri meno. Come tutti noi. Di alcuni, però, sappiano bene le cose belle che fanno e, anche se ne fanno qualcuna meno bella, magari in campo, ci passiamo sopra perché li consideriamo brave persone. E forse facciamo bene. Ad altri, invece, capita il contrario.Tutto questo c’entra con Mario Balotelli. Come molti altri, sui campi italiani, trova il razzismo. La parola giusta è questa: razzismo. Trova però anche chi prova a giustificarlo, questo razzismo che fa schifo. Trova qualcuno che dice: è lui che si comporta male, che provoca, quello non è razzismo, solo una risposta ai suoi comportamenti. Ho semplificato, ma il succo è quello. Tante parole si potrebbero dire su come si comporta in campo. Né meglio, né peggio di altri, comunque. Non lo conosco fuori dal campo. Qualcosa però, soprattutto oggi, è meglio farla sapere.Mi sembra che alcune cose che fa siano belle e meritino attenzione. E, magari proprio per l’immagine che Mario dà di sé in campo, ne abbiano meno di quanto ne dovrebbero avere. Come questa, che mi sono ricordato di aver letto su SportWeek e Repubblica lo scorso anno (sicuramente qualche altro giornale ne ha scritto, ma forse senza molto risalto) e che ho ritrovato (questo il link, per chi vuole) l’aprile scorso su La Provincia, il quotidiano storico di Como, perché un missionario che sta a Salvador di Bahia, don Pietro Snider, già parroco a Bulgarograsso, ne ha scritto in una lettera ai suoi ex parrocchiani: «Venendo qua ho trovato un gruppo Scout di Brescia, legato ad Agata Smeralda (organizzazione che si occupa di adozioni a distanza). Con loro c’era anche un giovane del Ghana, adottato da una famiglia di scout, Mario Balotelli, 18 anni, che gioca nell’Inter e si allena alla Pinetina. Ha voluto passare le sue vacanze natalizie giocando a pallone con questi ragazzi e i “meninos de rua”». Così, detto con la semplicità di un missionario. Belle cose fa Balotelli nelle sue vacanze. Meglio di altri, o sbaglio? Già l’estate precedente l’aveva passata a rimettere in sesto dei beni artistici e culturali in Italia insieme agli amici con cui fa volontariato. E il Natale del 2008 è stato insieme ai ragazzi di strada del Brasile. Belle notizie.Io ora guardo Mario in campo con occhio diverso. E gli chiedo di far vedere che educazione e solidarietà le sa mostrare anche in campo. Ma, al di là di questo, so cosa ha fatto Mario durante le vacanze dei suoi 18 anni. E questo mi basta. Del razzismo e anche di quelli che “quello non è razzismo e bla bla bla” dico solo che mi fa e fanno schifo.