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Iniziazione cristiana

«Abbiamo scoperto una dimensione missionaria»

L'esperienza a San Giuseppe in Taccona (Muggiò): «Agli incontri partecipano molte coppie non sposate che di solito non frequentano»

di Luisa BOVE

29 Novembre 2010

Nella parrocchia di San Giuseppe in Taccona (Muggiò) ci sono voluti due anni di gestazione prima di avviare, nell’autunno 2007, la fase prebattesimale. La comunità non aveva partecipato in forma ufficiale alla sperimentazione della Diocesi, ma aveva iniziato in sordina. «Poi aiutati anche dall’esperienza di una parrocchia lecchese, ci siamo lanciati vincendo le ultime resistenze personali», dice Roberto Pagani, coordinatore dell’équipe. Naturalmente la proposta è passata prima dal Consiglio pastorale, poi è stata presentata in parrocchia, in seguito si è studiato il progetto. Ma al di là della formazione, «per noi è stata importante soprattutto la testimonianza che abbiamo ricevuto dalla comunità di Malgrate» che già viveva questa esperienza. Fin dall’inizio l’équipe ha utilizzato i sussidi messi a disposizione dalla Diocesi, oltre al testo A piccoli passi. «Questo è il quarto anno che visitiamo le famiglie – spiega Pagani – e oggi sono 9 le coppie coinvolte nella fase prebattesimale». Di solito il primo incontro lo fanno i laici andando nelle case a incontrare genitori e figli: «È sempre molto bello e da quest’anno si sono aggiunte alcune coppie che abbiamo conosciuto proprio durante le visite». Il secondo appuntamento è per tutti in parrocchia e questa volta è il parroco a incontrare i genitori e a spiegare loro il rito del battesimo, ogni mese il numero può variare in base alle nascite e alle richieste. «All’incontro siamo presenti anche noi ed è l’occasione rivedere le famiglie – dice il coordinatore – poi partecipiamo alla celebrazione dei battesimi che avviene durante la Messa del sabato sera o della domenica». In breve tempo le famiglie vengono accostate tre volte e questo permette anche di creare un bel rapporto, «che è anche l’obiettivo della fase prebattesimale». Durante l’anno l’équipe organizza quattro giornate insieme la domenica: si inizia con la Messa, poi alcune famiglie della comunità preparano il pranzo, cui segue l’incontro con i genitori. Intanto i bambini dai 3 anni in su sono seguiti da parrocchiani qualificati «sfruttando le capacità professionali di chi lavora al nido o alle scuole dell’infanzia». Agli incontri partecipano anche più di 40 famiglie, con una presenza di 120 persone; le famiglie vengono invitate via mail oppure attraverso una lettera consegnata personalmente a casa. «Il metodo usato per la catechesi è interessante – spiega Pagani – perché si affronta il tema a partire dal vissuto delle persone. A volte è necessario dividersi in gruppo, poi ci si ritrova tutti insieme per la condivisione finale». Gli argomenti trattati vanno dalla scelta dei regali ai figli all’ascolto, dal ringraziamento al perdono, fino al Padre nostro spiegato ai bambini. «L’aspetto bello è che partecipano a questi incontri anche molte coppie non sposate o con situazioni delicate alle spalle e più della metà non frequentano normalmente la parrocchia. Abbiamo così scoperto una dimensione missionaria della comunità che non immaginavamo. Adesso stiamo anche girando parrocchie e consigli pastorali per raccontare la nostra esperienza». Nella parrocchia di San Giuseppe in Taccona (Muggiò) ci sono voluti due anni di gestazione prima di avviare, nell’autunno 2007, la fase prebattesimale. La comunità non aveva partecipato in forma ufficiale alla sperimentazione della Diocesi, ma aveva iniziato in sordina. «Poi aiutati anche dall’esperienza di una parrocchia lecchese, ci siamo lanciati vincendo le ultime resistenze personali», dice Roberto Pagani, coordinatore dell’équipe. Naturalmente la proposta è passata prima dal Consiglio pastorale, poi è stata presentata in parrocchia, in seguito si è studiato il progetto. Ma al di là della formazione, «per noi è stata importante soprattutto la testimonianza che abbiamo ricevuto dalla comunità di Malgrate» che già viveva questa esperienza. Fin dall’inizio l’équipe ha utilizzato i sussidi messi a disposizione dalla Diocesi, oltre al testo A piccoli passi. «Questo è il quarto anno che visitiamo le famiglie – spiega Pagani – e oggi sono 9 le coppie coinvolte nella fase prebattesimale». Di solito il primo incontro lo fanno i laici andando nelle case a incontrare genitori e figli: «È sempre molto bello e da quest’anno si sono aggiunte alcune coppie che abbiamo conosciuto proprio durante le visite». Il secondo appuntamento è per tutti in parrocchia e questa volta è il parroco a incontrare i genitori e a spiegare loro il rito del battesimo, ogni mese il numero può variare in base alle nascite e alle richieste. «All’incontro siamo presenti anche noi ed è l’occasione rivedere le famiglie – dice il coordinatore – poi partecipiamo alla celebrazione dei battesimi che avviene durante la Messa del sabato sera o della domenica». In breve tempo le famiglie vengono accostate tre volte e questo permette anche di creare un bel rapporto, «che è anche l’obiettivo della fase prebattesimale». Durante l’anno l’équipe organizza quattro giornate insieme la domenica: si inizia con la Messa, poi alcune famiglie della comunità preparano il pranzo, cui segue l’incontro con i genitori. Intanto i bambini dai 3 anni in su sono seguiti da parrocchiani qualificati «sfruttando le capacità professionali di chi lavora al nido o alle scuole dell’infanzia». Agli incontri partecipano anche più di 40 famiglie, con una presenza di 120 persone; le famiglie vengono invitate via mail oppure attraverso una lettera consegnata personalmente a casa. «Il metodo usato per la catechesi è interessante – spiega Pagani – perché si affronta il tema a partire dal vissuto delle persone. A volte è necessario dividersi in gruppo, poi ci si ritrova tutti insieme per la condivisione finale». Gli argomenti trattati vanno dalla scelta dei regali ai figli all’ascolto, dal ringraziamento al perdono, fino al Padre nostro spiegato ai bambini. «L’aspetto bello è che partecipano a questi incontri anche molte coppie non sposate o con situazioni delicate alle spalle e più della metà non frequentano normalmente la parrocchia. Abbiamo così scoperto una dimensione missionaria della comunità che non immaginavamo. Adesso stiamo anche girando parrocchie e consigli pastorali per raccontare la nostra esperienza».