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22 e 23 giugno

Acli: ripartire dall’etica
per rinnovare la società

Appuntamento presso l’Università Cattolica per la consueta “due-giorni” di studio

di Carlo STELLUTI Ufficio Studi Acli

18 Giugno 2012

Come ogni anno le Acli di Milano, Monza e Brianza propongono due giornate di studio sui temi dell’attualità politica e sociale che si svolgeranno venerdì 22 e sabato 23 giugno presso l’Università cattolica.

È opinione diffusa che l’origine remota della crisi che sta attraversando il mondo capitalistico occidentale, vada ricercata in una mancanza di visione, in una caduta etica e valoriale. Sono stati intaccati i paradigmi dello sviluppo capitalistico sin qui conosciuti, al punto da far ritenere di essere alla presenza di una crisi di sistema. L’Italia già negli anni ’90, in una condizione economica drammatica, affidò il risanamento e la ripresa dell’economia a governi che si reggevano su equilibri politici considerati anomali e a massicci interventi restrittivi volti al risanamento dei conti pubblici. La terapia d’urto ebbe un successo temporaneo non impedì al sistema politico di crollare sotto il peso crescente della corruzione, tollerata e giustificata da una situazione politica anomala che impediva di realizzare una democrazia compiuta basata sull’alternanza. I partiti storici si dissolsero. Avviarono un processo di scomposizione e ricomposizione non ancora compiuto. Si pensò che bastassero il rinnovamento del personale politico e la modifica dei sistemi elettorali, per risollevare il Paese, ma così non è stato.

Il sistema politico sta mostrando ancora oggi tutta la sua vulnerabilità. L’Italia seppur in un contesto europeo non incoraggiante, sta vivendo una crisi senza precedenti. La sua origine finanziaria ha intaccato l’economia reale, il lavoro, la società. I livelli abnormi di evasione fiscale, la dispersione di risorse dovute alla corruzione, i primati raggiunti dalla criminalità organizzata, le distorsioni del mercato del lavoro, le pratiche clientelari, gli scambi di favori, il livello d’illegalità diffusa, la mafiosità dei comportamenti, la tendenza all’uso privato delle istituzioni e delle risorse pubbliche, sono il risultato di una mancanza etica. L’Italia sembra respingere qualsiasi tentativo di ridare tono al mercato e di valorizzare le capacità umane, condizioni imprescindibili per un rinnovato sviluppo dell’economia. Le incertezze del quadro politico, le difficoltà a superare le ingiustizie e le diseguaglianze, gli squarci aperti dalla magistratura sui comportamenti di una parte del ceto politico, dimostratosi tecnicamente non all’altezza della situazione ed eticamente poco affidabile, oltre ad essere stridenti con i problemi e le condizioni di vita della popolazione, continuano a far dubitare della capacità del Paese di rigenerarsi.

La nuova fase troverà sul suo percorso le macerie etiche, morali e istituzionali non rimosse della «prima e della seconda Repubblica». Il rilancio del Paese non può essere affidato a una semplice modifica del sistema elettorale, né favorendo l’ascesa di nuove generazioni di politici d’ispirazione cristiana. I politici cattolici hanno sempre ricoperto ruoli importanti nelle istituzioni, la loro presenza non ha tuttavia impedito il declino della tensione etica nella vita pubblica. Per uscire dalla crisi non ci sono scorciatoie, è indispensabile ripartire dalla ricostruzione di culture politiche basate su una visione valoriale condivisa. La custodia dell’etica e della morale è stata affidata alla Chiesa. Mentre lo Stato, in virtù della sua laicità, pensava di poterne fare a meno. Ciascuno è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità: la Chiesa, la politica, la scuola, la famiglia, i media, l’impresa, le associazioni, hanno una funzione insostituibile nella diffusione di comportamenti che, rispettino la libertà di ciascuno, senza ledere la libertà degli altri.