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3 settembre

«Con gioia mi dono al Signore per sempre»

Sabato alle 10.30, presso la Basilica di S. Ambrogio, il Vicario generale monsignor Mario Delpini presiede la solenne celebrazione della professione perpetua di tre religiose

di Luisa BOVE

29 Agosto 2016

Sono tre le suore che sabato mattina alle 10.30, presso la basilica di Sant’Ambrogio a Milano, durante la solenne celebrazione presieduta dal Vicario generale monsignor Mario Delpini, pronunceranno i voti perpetui di povertà, castità e obbedienza. Storie personali e vocazionali diverse, ma accomunate dal desiderio di amare Dio e di servirlo nei fratelli. 

Suor Serena Viapiana delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret si è preparata alla professione perpetua vivendo l’esperienza del mese ignaziano presso la casa di spiritualità dei gesuiti a Bologna. Originaria di Cinisello Balsamo, 37 anni compiuti, infermiera, si è sempre dedicata agli altri. «Ho iniziato a 13 anni a fare volontariato spaziando dai bambini, ai disabili, agli adulti senza fissa dimora…». Poi si è iscritta alla facoltà di Infermieristica a Milano e ha concluso gli studi a Brescia. Dopo la laurea ha lavorato in diverse strutture: prima all’ospedale San Carlo di Paderno Dugnano e poi alla Pio X di Milano, quindi si è fermata nei due anni di Noviziato a Roma. Quando ha ripreso la sua attività professionale, suor Serena è stata tre anni all’ospedale S. Orsola di Brescia, tre al Fatebenefratelli di Erba e altri tre al Cottolengo di Torino. Per otto mesi, come dice suor Serena, «sono stata catapultata a Milano», presso la Casa San Giuseppe dove si occupa delle signore del pensionato di via del Caravaggio. Dopo la professione andrà a fare l’infermiera alla Piccola casa del rifugio in zona Famagosta che ospita 360 donne disabili e dove le suore di sant’Antida sono presenti da tanti anni. «Per me significa tornare alle origini – spiega la religiosa -, perché lì avevo iniziato la mia prima esperienza di volontariato».

Ha conosciuto la spiritualità di santa Giovanna Antida Thouret fin da bambina: «Frequentando l’oratorio e le suore è nata la mia vocazione. Ma all’inizio la scelta è stata comunque difficile perché non sapevo dove andare», ammette oggi. «Era l’anno in cui veniva canonizzata suor Agostina Pietrantoni, che era infermiera, e non potevo fare torto alle nostre suore», dice sorridendo.

Con la professione perpetua suor Serena desidera darsi «sempre di più al Signore a servizio dei poveri» perché «servendo i poveri servo il Signore nella quotidianità della vita. Ma quello che mi spinge sempre di più è ridare quell’amore che ho ricevuto da Dio con tutta la mia vita: anima, mente e corpo».

«Ho deciso di consacrarmi non perché pensassi di essere più o meno virtuosa degli altri – dice suor Alice Sacco, che il 3 settembre farà la sua professione perpetua tra le Suore Missionarie di Gesù Redentore -, ma semplicemente perché a un certo punto ho sentito che la vita consacrata mi avrebbe aperto le porte a una molteplicità di incontri e donazioni reciproche, pur nella rinuncia a una naturale soddisfazione di istanze affettive e biologiche». E aggiunge: «La possibilità di accoglienza, elaborazione, espansione del messaggio cristiano è viva anche nella mia vita professionale di medico, la cui attività terapeutica è rivolta ai più bisognosi e sofferenti». Altre sue consorelle si occupano di educazione e di recupero sociale delle adolescenti, ma ciò che accomuna tutte è il carisma di «trasmettere alle sorelle e ai fratelli l’amore di Gesù Cristo».

Anche suor Anastacia Mwilaki Mule (38 anni), originaria del Kenya, pronuncerà il suo «sì» definitivo. «La mia vocazione nelle Ancelle di San Giuseppe – racconta – è iniziata con una semplice accoglienza. Stando contatto con le suore si è risvegliata in me la vocazione che avevo fin da giovane. Durante una settimana di preghiera guidata dal mio padre spirituale e pregando davanti a Gesù eucaristico mi sono resa conto dello sguardo d’amore fissato su di me e mi ritornava alla mente la frase di Pietro a Gesù: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Grazie al confronto con questa Parola ho capito che il Signore mi stava invitando a seguirlo nella famiglia delle Ancelle di San Giuseppe fondata dal monsignor Carlo Sonzini». Suor Anastacia è rimasta colpita «dalla loro accoglienza verso le persone, dalla semplicità e umiltà», ma anche «dalla loro determinazione a essere sante come voleva il nostro fondatore». E conclude: «Con questo desiderio di santità pronuncerò il mio “sì” definitivo al Signore. Sono consapevole della mia fragilità, ma ho fiducia della fedeltà di Dio. Ringrazio il Signore per questa chiamata e con gioia mi dono a Lui per sempre».