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Intervista

Delpini: «Martini merita
un riconoscimento da parte di tutti»

Il Vicario generale: «L’intitolazione di una via, decisa dal Comune, è segno che la società civile ne riconosce la grandezza e ritiene che vada ricordato nei secoli. Per la Diocesi è un motivo di fierezza»

di Luisa BOVE

14 Febbraio 2016

«Intitolare una via al cardinale Martini è una decisione del Comune – esordisce monsignor Mario Delpini, Vicario generale della Diocesi di Milano -. È segno che la società civile, la comunità milanese, riconosce la grandezza di questo Vescovo e ritiene che vada ricordato nei secoli. Quando si dà il nome a una via è chiaro che prevede una memoria lunga. Martini è stato Pastore di questa Chiesa per tanti anni, ha lasciato una traccia profonda, ha suscitato ammirazione e gratitudine, ha aperto strade importanti anche per la convivenza civile, oltre che per la Chiesa. Quindi per la Diocesi di Milano è motivo di fierezza e un modo per prendere coscienza della grandezza, della personalità, della lungimiranza, dell’insegnamento di Martini».

In effetti è stato molto ascoltato anche dal mondo laico…
L’Arcivescovo di Milano ha sempre un ruolo nella città, un prestigio, perché presiede la Chiesa, capillarmente presente e vicina alla gente. È chiaro che la sua voce, come per qualunque Arcivescovo di Milano, è la voce di una comunità viva, di un’attitudine della Chiesa a essere presente, vicina, a interpretare i bisogni, le aspettative, le problematiche della città. Martini, per la sua personalità, è stato ascoltato con attenzione anche dal mondo laico, certo non sempre con favore e approvando tutto, perché talvolta amava contraddire.

In 22 anni di episcopato il cardinale Martini ha attraversato diverse stagioni della vita civile, non solo per Milano, ma per l’Italia, dagli anni di piombo a Tangentopoli…
La durata di un episcopato, in una città viva e in una società – per certi aspetti – inquieta e complicata come quella milanese e italiana, si confronta per forza con stagioni diverse. Milano ha vissuto gli anni di piombo, un’epoca, almeno apparentemente, di prosperità economica. Poi c’è stato il problema della politica… Sono stati anni ricchi di eventi, alcuni hanno dato prestigio alla città, altri l’hanno resa centro di tensioni e di scandali. Ora una figura come Martini, lucido nell’interpretare il tempo in cui viveva, coerente e rigoroso nelle sue scelte, mi pare che meriti un riconoscimento da parte di tutti. Anche della società civile».