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Carugate

«È Gesù a rendere la vita più bella
nei momenti di gioia e difficoltà»

Visitando l’oratorio San Giovanni Bosco, nato 110 anni fa, l’Arcivescovo ha sottolineato l’importanza educativa di una comunità fondata su Cristo

di Filippo MAGNI

25 Giugno 2014

Quel palco smontato e rimontato tre volte in mezza giornata è lì a dimostrarlo: il San Giovanni Bosco di Carugate tiene a fare le cose per bene. Grazie a più di 170 adulti, 200 animatori e 6 educatori pronti a sostenere un’organizzazione che ogni giorno di oratorio estivo accoglie 670 ragazzi della città. E se lo sforzo per reinstallare il palco a tempo di record nel punto più adeguato, a seguito del nubifragio interrottosi solo a mezzogiorno, può trovare ragione nella tanto attesa visita del cardinale Angelo Scola, l’impegno educativo è invece quotidiano. E non limitato al periodo estivo. Lo sottolinea l’Arcivescovo, rivolgendosi a ragazzi di tutte le età seduti davanti a lui.

Cappellino giallo ben calcato in testa a protezione dal sole («da giovane avevo i capelli rosso Tiziano – dice tra gli applausi divertiti dei presenti – e sapete che i rossi hanno la pelle delicata…»), Scola assicura che «a Carugate non ci sarebbe un oratorio estivo così bello, tra i più belli di tutta la Diocesi, se non ci fosse l’oratorio domenicale durante l’anno». E allora il rischio da evitare, prosegue, è «pensare che questa esperienza di bellezza che ha generato gioia nel cuore dell’Arcivescovo sia possibile solo d’estate e non quando ricomincia la scuola». Una tentazione, aggiunge citando il tema dell’anno “Piano terra” che identifica l’oratorio in una casa, che nasce «quando l’esperienza della dimora non diventa una famiglia vera».

L’Arcivescovo si diverte visibilmente a dialogare dal palco con i ragazzi e li coinvolge nella sua predicazione chiedendo loro, tra l’altro, quale sia «la parola che noi cristiani usiamo per dire che la nostra esperienza di amicizia dura tutta la vita ed è una grande famiglia». Qualcuno azzarda «amore», un bimbo grida «amicizia». Scola li rassicura affermando che sono sulla buona strada. Finché dalle ultime file si sente urlare «comunità». «Bravo! – risponde il Cardinale -. Noi siamo una comunità. Significa che abbiamo in comune qualcosa, o meglio qualcuno. Chi?». Questa volta il coro è più convinto e la risposta è esatta al primo tentativo: «Gesù». È Lui, sottolinea Scola, «che rende una comunità la Chiesa e la Chiesa ambrosiana, nella quale oggi vivono l’esperienza dell’oratorio estivo quasi 400 mila ragazzi e 80 mila educatori. Dal Papa all’ultimo battezzato, nato ieri, abbiamo tutti in comune Gesù, che rende la vita più bella nei momenti di gioia e di difficoltà».

All’arrivo dell’Arcivescovo alcuni ragazzi, adulti e bambini, hanno raccontato al microfono perché l’oratorio don Bosco è per loro una casa. «Perché sono stato accolto e ora rendo ai più piccoli quanto ho ricevuto, donando loro il mio tempo e il mio cuore», dice un ragazzo delle superiori. «Perché quando accompagno i miei nipoti al catechismo rimango qui ad aspettarli chiacchierando insieme agli altri nonni», aggiunge un signore dai capelli bianchi. «Perché quando vengono a prenderci i genitori, loro si fermano a bere il caffé al bar mentre noi possiamo giocare ancora un po’», racconta Monica. In particolare quest’ultima semplice testimonianza di vita domenicale colpisce l’Arcivescovo, che la cita come esempio di una realtà «che mette insieme il catechismo, la domenica, con alcuni aspetti belli della vita, coinvolgendo i giovani e le loro famiglie. Tanto da far dire a ogni generazione che questo luogo è una casa». Da ben 110 anni: l’anniversario che festeggia oggi il Don Bosco, facendo soffiare a Scola le candeline di una gigantesca torta di cartone.

Ringraziando poi gli adulti presenti «per l’azione sistematica di educazione che operano durante l’anno e in questo tempo straordinario: nasce da un oratorio concepito come una casa costruita sulla roccia, una dimora dove ci si trova bene», Scola ricorda come l’oratorio estivo, «in questi tempi delicati di passaggio», sia un dono della Chiesa ambrosiana a tutta la società. Sono necessari, ha aggiunto, «occhi per vedere e orecchie per sentire la grandezza di questa esperienza che accoglie tutti senza operare alcuna distinzione. Una grande risorsa che spero tutti possano capire e accogliere».

La raccomandazione conclusiva è che tutti – ragazzi, bambini e adulti – «si possano addormentare la sera e svegliare la mattina con una semplice preghiera nel cuore, quella scritta dal cardinale Montini, poi diventato Papa Paolo VI: “Gesù, tu mi sei necessario”». Gesù che rende comunità la Chiesa, la Diocesi, l’oratorio di Carugate e tutte le sue diverse generazioni.

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