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Intervista

Gualzetti: «Expo avrà un senso
se tutti i suoi attori sapranno
mettersi in gioco»

Il vicecommissario del Padiglione della Santa Sede: «Come cristiani ci stanno a cuore la disuguaglianza nell’accesso al cibo e la promozione di stili di vita che aiutino la lotta alla fame. Un confronto internazionale su questi temi è fondamentale»

di Annamaria BRACCINI

1 Febbraio 2015

«L’Expo delle idee». Il titolo è bello e interessante per un momento di confronto allargato che si preannuncia, nell’attesa di molti, come un laboratorio in progress più che un semplice evento, per quanto di altissimo livello. Promosso dal Governo in collaborazione con Expo e Rai, annunciato a cento giorni esatti dall’inizio dell’Esposizione, sabato 7 febbraio all’Hangar Bicocca Pirelli si svolgerà una giornata di incontro e riflessione, attraverso il lavoro di 42 Tavoli i cui partecipanti tratteranno questioni diverse, ma tutte legate alla sostenibilità, agli stili alimentari, al diritto al cibo e alla tutela della terra. Temi, questi ultimi due, anche del videomessaggio di papa Francesco proiettato durante la manifestazione, aperta dal presidente del Consiglio Renzi e coordinata dal ministro delle Politiche agricole Martina.

«Ci attendiamo molto da questo incontro allargato – spiega Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e vicecommissario del Padiglione della Santa Sede a Expo, invitato a prendere parte al 40° Tavolo dedicato a «1 novembre 2015: l’eredità politica di Expo» -. Come è ovvio, non possiamo sapere con precisione cosa emergerà dalla discussione, ma credo sia fondamentale interrogarsi sul vero significato dell’Esposizione per non ridurla a una fiera solo commerciale. In questo senso, i problemi aperti della disuguaglianza nell’accesso alle fonti di cibo, la promozione di corretti stili di vita che rendano possibile una vera lotta alla fame sono quelli che ci stanno a cuore come cristiani».

Non a caso lei parlerà dell’eredità di Expo…
Le domande fondamentali, in relazione a ciò che Expo potrà lasciare nella consapevolezza condivisa, sono quelle alle quali ho fatto riferimento. Mi sembra che confrontarsi, anche a livello internazionale, su questi ambiti sia un tentativo lodevole per portare Expo a ciò che deve essere: non una piattaforma di padiglioni o strutture, ma di contenuti, dove ciascuno può mettersi in gioco.

È questa l’eredità utile che Expo può lasciare per il futuro di tutti?
Ogni Esposizione mondiale del passato ha prodotto un proprio documento finale e penso che quella che è stata chiamata «La Carta di Milano» potrà esserlo. Sarà un protocollo per tutti i Paesi e i soggetti che decideranno di aderirvi, che in autunno 2015 verrà consegnata alle Nazioni Unite per una definizione di obiettivi come, appunto, le questioni della sconfitta della fame e dell’alimentazione globale. È interessante notare, a questo proposito, che nell’elaborazione della «Carta» confluiranno proposte e punti di vista che emergeranno dall’ “Expo delle Idee”.

Una sorta di «piattaforma» – per usare la sua definizione – di impegni che potrà vincolare i governi a livello mondiale?
È esattamente questo il nodo centrale. Expo ha un senso se tutti i protagonisti – Governi, imprese, associazioni, e società civile – contribuiranno non solo a un’analisi onesta sull’alimentazione, ma se giungeranno anche a individuare soluzioni. La voce che porteremo, come Caritas, andrà in tale direzione, denunciando gli squilibri e i veri e propri scandali sullo spreco che vedono l’Occidente ammalato di obesità e centinaia di milioni di persone nel Sud del mondo che continuano a morire di fame. Tutto questo non può che interrogare anche il massimo livello istituzionale: il lascito di Expo potrà essere l’obbligo a non bypassare più questi aspetti della convivenza e della salvezza della parte più debole dell’umanità. Mi pare assai significativo, per esempio, che sia stato invitato Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis che, in coincidenza con Expo, ha avviato la Campagna mondiale per debellare la fame nel mondo.

Questa è anche la logica che propone il Padiglione della Santa Sede?
Certo, penso all’iniquità che denuncia papa Francesco. Il suo video messaggio sarà, credo, molto indicativo. Occorre dire con chiarezza che se non si risolvono i problemi strutturali che sono alla base delle disuguaglianze non si arriverà mai a una soluzione duratura del problema del cibo. Ritengo che, se il lascito di Expo sarà uno stimolo a riflettere insieme sulle cause, sarà una grande eredità.