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Agnesi, Martinelli e Tremolada

I nuovi Vescovi ausiliari,
un dono per la Chiesa ambrosiana

L’elezione all’episcopato non è un potere in più, ma la grazia di un inserimento nella successione apostolica, che chiama a reggere il peso leggero di un giogo soave. In allegato le interviste ai tre neo-eletti. L’ordinazione episcopale in Duomo il prossimo 28 giugno alle 9.30

di Mario DELPINI Vicario generale

1 Giugno 2014

Francamente non me l’aspettavo. Forse condizionato da una lettura un po’ ideologica che rinchiude in schemi precostituiti l’originalità delle persone, mi ero fatto l’idea che papa Francesco non avrebbe incoraggiato la creazione di vescovi ausiliari. Mi ero cioè fatto l’idea – lo confesso -, un po’ meschina, che semplicità significasse semplificazione e che la sobrietà richiedesse uno sbrigativo riduzionismo.

Pertanto mi ha sorpreso e costretto a riflettere la confidenza del cardinale Scola che papa Francesco insistesse per la creazione di nuovi ausiliari a Milano e poi la pubblica dichiarazione di coloro che il Papa ha eletto all’episcopato come ausiliari per la nostra Diocesi. Ho cercato pertanto di interpretare il significato della scelta e di apprezzare il dono che è stato fatto alla nostra Chiesa.

Anzitutto la grazia: la verità della Chiesa è ben oltre la cronaca e l’organizzazione, oltre le chiacchiere e i calcoli. La Chiesa vive di un mistero di grazia che i sacramenti rendono possibile e che si compie in una comunione seminata nella storia come un lievito che fa fermentare tutta la pasta e predispone la storia alla gloria, la libertà all’amore e la missione allo stupore per la presenza del Regno. L’elezione di alcuni fratelli all’episcopato non è un nuovo incarico né un potere in più: è piuttosto la grazia di un inserimento nel collegio episcopale, nella successione apostolica, nelle responsabilità del magistero. Gli eletti sono perciò uomini chiamati a consegnarsi fino a una certa consunzione e insieme a elevarsi fino a una suprema, lieta libertà: liberi da ogni mondana ambizione, messi in pubblico senza possibilità di tacere o di ritrarsi, trascinati – per così dire – a forza fino a essere spettacolo per il mondo, perché troppo riconoscibili come coloro che «sono di Gesù». Così umani da avvertire ogni tentazione e insieme così segnati da poter essere strumenti dello Spirito per il desiderio infaticabile del Padre di chiamare tutti alla festa nuziale dell’Agnello.

E dunque la comunione: la verità della Chiesa è ben oltre i confini circoscritti di questo incarico o di questa comunità. La Chiesa, tutta la Chiesa, è la città santa con le sue dodici porte che poggiano sulle dodici fondamenta che portano il nome degli apostoli. La Chiesa dunque, tutta la Chiesa, è come caricata sulle spalle dei Vescovi: reggono il peso non perché dotati di qualche speciale vigore, ma solo perché accogliendo l’invito di Gesù a riposare presso di lui sperimentano che il giogo è soave e il peso leggero.

E, nella comunione, la pluralità: l’elezione di fra’ Paolo a esser vescovo ausiliare di Milano è certo la notizia più sorprendente. Però, più che notizia, è incarico, è responsabilità per lui e per la nostra Diocesi per compiere qualche passo decisivo perché il carisma della vita consacrata e l’ispirarsi a un movimento ecclesiale possa essere messo a frutto per il bene di tutta intera la comunità.

Possiamo perciò confidare che i frutti siano abbondanti e che, in conclusione, si possa dire: Grazie, papa Francesco.

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