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I media e i bambini

Il decalogo mediatico per la famiglia

di Marco Deriu Università cattolica e direttore «Il Resegone»

20 Giugno 2011
Marco Deriu

Non c’è alcun bisogno di difendersi dai media. Piuttosto, è opportuno cercare di conoscerne meglio il funzionamento, i contenuti e le forme, per evitare i rischi connessi a una dipendenza acritica e imparare a sfruttarne le indubbie potenzialità positive. Insegnanti e genitori, in particolare, non hanno più soltanto la funzione di proporre conoscenze strutturate, ma il compito di aiutare i minori a riorganizzare in maniera adeguata le conoscenze acquisite altrove, molte delle quali derivano proprio dalla televisione e dagli altri mezzi do comunicazione.

Un obiettivo da perseguire può essere quello di ottenere il necessario distacco dei bambini rispetto agli eventi raccontati. Se fruiti in condizione di normalità, i media non danneggiano le fasi di crescita dei più piccoli; questo può succedere – semmai – per chi vive una situazione familiare che lo priva dei necessari stimoli o non è inserito in una rete di relazioni affettive e amicali

I mezzi di comunicazione costituiscono a tutti gli effetti un ambiente di vita, al pari di altri ambienti. Valgono quindi, per essi, le stesse regole valide per qualunque ambiente reale. Possiamo riassumerle nel seguente “decalogo”, rivolto soprattutto a genitori ed educatori:

1) Acquisire conoscenze sui meccanismi di produzione, diffusione e programmazione dell’offerta mediatica.

2) Apprendere, almeno a un livello di base, la decodifica dei messaggi, soprattutto di quelli audiovisivi.

3) Accompagnare la fruizione dei mezzi di comunicazione, stando insieme ai bambini o recuperando successivamente spazi di confronto e dialogo su quanto essi hanno visto.

4) Dare il buon esempio; inutile dire che “non bisogna perdere tempo davanti al televisore”, se poi i genitori soni i primi a farlo.

5) Porre sempre al centro dell’attenzione la soggettività dei bambini, rendendoli protagonisti delle scelte, insegnando che cosa è da valorizzare e perché, abituandoli a un comportamento di selezione attiva e non di passiva fruizione.

6) Educarli (ed educarci) a pensare al mondo proposto dalla tv e dagli altri media come a un semplice punto di vista sul mondo tra i molti possibili.

7) Non avere paura del confronto anche su proposte comunicative impegnative.

8) Imparare (e insegnare) a “smontare” i diversi mezzi svelandone i trucchi del mestiere, per poter distinguere tra realtà e finzione, tra il vero e il virtuale.

9) Lasciare che la seduzione delle immagini sia soltanto un gioco, da cui si può uscire in ogni momento attraverso la riflessione critica.

10) Salvaguardare uno spazio e una significativa attenzione alla lettura dei libri, facendoli apprezzare fin dalla più tenera età.