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Riscoperte

Il Pilastrello di Paderno Dugnano: un santuario da valorizzare

Eretta lungo la via romana Comasina, sul luogo dell'antico miliario, la chiesetta conserva interessanti testimonianze artistiche, ma versa in uno stato di semiabbandono. L'impegno dei volontari della «Compagnia del Pilastrello».

di Luca FRIGERIO

20 Luglio 2011

Non sapresti dire se fa più compassione o più tenerezza, quella modesta chiesuola che sorge lungo il tratto iniziale della strada Comasina, subito fuori Milano, nel territorio di Paderno Dugnano, continuamente assediata dal traffico e in un isolamento che ormai non ha più nulla di bucolico, evocando piuttosto un desolante senso di abbandono. Eppure resiste imperterrita, questa cappella della Beata Vergine della Consolazione. Segno di speranza, nonostante tutto. Anche per chi vi passa accanto distratto, anche per chi neppure sospetta la sua storia e il suo significato.

La sua origine è incerta, ma senza dubbio assai antica. Già citato nel XIII secolo, il piccolo edifico sacro pare infatti indissolubilmente legato al tracciato viario d’epoca romana, come attesta la sua denominazione di “Pilastrello”, a indicare appunto quelle costruzioni erette sul luogo esatto dei cippi miliari, piuttosto diffuse proprio in terra ambrosiana (a pochi chilometri, ad esempio, sulla direttrice sempre d’età romana che da Milano portava a Erba si trovano i santuari mariani “al Pilastrello” di Bresso e di Cusano). Miliari che venivano così “cristianizzati” con la sovrapposizione di sacre immagini, assumendo nuova significanza, ma rimanendo punto di riferimento per i viandanti.

Oggi, dopo anni di trascuratezza, un gruppo di cittadini padernesi, riunitisi sotto l’avventuroso nome di «Compagnia del Pilastrello», sta cercando di riportare la dovuta attenzione su questa vetusta cappella, di proprietà comunale. Segnalata con inatteso successo fra i “luoghi del cuore” nell’ultimo censimento del Fai, la chiesetta della Consolazione presenta del resto diversi motivi di interesse artistico, e cela ancora dei “segreti” che, oggi appena intuibili, aspettano ancora di essere interamente svelati.

A cominciare ad esempio dall’affresco posto sulla parete absidale, lavoro di squisita fattura che i documenti d’archivio datano con certezza al 1779 e assegnano alla mano di Giambattista Gariboldi, uno fra gli esponenti più talentuosi del barocchetto lombardo, autore di pregevoli cicli pittorici anche in altre chiese brianzole, da Monza a Montevecchia. Il dipinto mostra due personaggi inginocchiati in adorazione della Vergine col Bambino Gesù, che appaiono loro fra le nubi, circondati da putti e cherubini. La figura sulla destra presenta un’evidente “fisionomia” episcopale, con tanto di pastorale e di mitria (appoggiata per terra): nella mano destra protesa sembra leggersi il graffito di un flagello, tipico attributo di sant’Ambrogio.

La figura a sinistra, invece, è ritratto a piedi scalzi, con in mano una scodella con del latte, che pare aver attinto direttamente dal mastello posto accanto a lui, sul quale si protende la testa di una capretta: difficile dire se siamo in presenza di un qualche santo legato al mondo della pastorizia (sul modello di san Lucio di Cavargna, per intenderci), o se la scena voglia evocare un fatto particolare, e probabilmente prodigioso, avvenuto proprio attorno a questo santuario, o comunque caro alla memoria di coloro che commissionarono questo interessante affresco. Affresco che purtroppo è assai ammalorato, e che necessita dunque di un urgente intervento per arrestarne il degrado.

Lavori di restauro in questo santuario di Paderno Dugnano, in verità, vennero eseguiti una trentina d’anni fa. E fu proprio in quell’occasione che, tramite una microsonda, venne individuata nella nicchia absidale, sotto il dipinto barocco, una pittura più antica, risalente con grande probabilità a prima del Cinquecento e raffigurante, anche in questo caso, una Madonna col Bambino attorniata da due santi (forse i “canonici” Rocco e Sebastiano, così cari alla devozione popolare e rurale, come protettori contro le pestilenze). Una scoperta affascinante, ma che merita di essere finalmente approfondita e completata.

I volontari della «Compagnia del Pilastrello» (a cui ci si può rivolgere per informazioni e visite, tel. 335.5473753) si stanno impegnando in prima persona. Ma c’è bisogno del sostegno, e dell’affetto, di tanti, perché la cappella della Beata Vergine della Consolazione torni ad essere meno sola, ancora “pietra miliare” della storia di questo lembo di terra ambrosiana.