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Intervista

«Oratori aperti a tutti,
senza tradire la loro identità»

Bilancio positivo del primo Happening nazionale con 1400 educatori da tutta Italia. Un'iniziativa che si ripeterà, assicura don Marco Mori, presidente del Foi

di Luisa BOVE

16 Settembre 2012

Sono arrivati da tutta Italia per partecipare all’Happening organizzato dal Forum degli oratori italiani che si è chiuso domenica scorsa. Un popolo di educatori e responsabili (1400 giovani tra i 20 e i 30 anni, di cui 500 lombardi) riuniti per quattro giorni «per stare insieme, riflettere, fare festa e pregare». «Perché oggi gli oratori fanno tanto, ma si parlano e si incontrano poco», ammette don Marco Mori, presidente del Foi. «L’evento è nato per dare una spinta alle diverse tradizioni di oratorio in Italia e farle incontrare. Erano rappresentate tutte le regioni, ma hanno partecipato più oratori del sud che del nord, vuol dire che il bisogno c’è».

Qual è il bilancio di questa prima edizione?
Il bilancio è positivo. Primo, perché le persone che hanno partecipato sono state molto contente; secondo, perché la formula dell’Happening ci ha permesso di vivere insieme diversi momenti e questo aiuta ad avere prospettive più ampie e a far capire agli educatori che sono dentro a una storia più grande del loro oratorio. La volontà futura è di rendere questo evento ancora più centrato su alcuni contenuti e aspetti da affrontare insieme. Vorremmo proporlo con cadenza biennale, da alternare al convegno nazionale di Pastorale giovanile, ma sarà la segreteria del Forum a verificare e programmare.

Tra gli invitati all’Happening c’erano anche personaggi noti cresciuti in ambiente oratoriano…
Sì, abbiamo avuto il comico Giacomo Poretti e Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, ma anche persone meno conosciute, come il presidente delle Famiglie numerose e altri ancora. A loro abbiamo chiesto di raccontare in che cosa l’oratorio li ha aiutati nella loro professione. Noi raccontiamo l’oratorio non solo riflettendo sulle dimensioni educative, ma anche incontrando persone, oggi impegnate in vari ambiti, che anche a partire dall’oratorio hanno costruito le proprie scelte di vita e in una concreta prospettiva vocazionale. L’oratorio è un luogo serio che crea responsabilità, dà identità ai ragazzi e li aiuta a trovare la propria strada.

Oggi il numero di presenze in oratorio è in aumento o in calo?
Abbiamo un dato sulla scorsa estate – anche se va preso “con le pinze” – di un aumento significativo di partecipazione. Abbiamo stimato circa il 10% in più dovuto a tanti fattori, non solo per questioni economiche, ma anche per la fiducia reale dei genitori nei confronti dell’oratorio. Però va sempre riconquistata. Non mi scandalizzo se per tanti l’oratorio può essere un parcheggio in cui mettere i ragazzi. Ma se una famiglia scopre che c’è di più e vi si vivono relazioni buone, vuol dire che l’oratorio ha risposto alla sua vocazione educativa. L’oratorio non è elitario, ma popolare, senza però tradire la sua identità.