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INTERVENTO

Persecuzioni in Iraq,
Scola: «Porre fine a questo calvario»

In un articolo per "Il Sole 24 Ore" l'Arcivescovo di Milano interviene sulla drammatica situazione dei cristiani e yazidi: esprime l'attesa di una parola in loro difesa dagli islamici in Italia e in Occidente e annuncia la disponibilità della Diocesi ad accogliere i profughi

del cardinale Angelo SCOLA Arcivescovo di Milano

11 Agosto 2014

La violenza cui sono sottoposti i cristiani che vivono appena al di là del Mediterraneo ci scuote in profondità, anche perché la loro condizione è andata sempre più aggravandosi a causa della colpevole indifferenza a cui sono stati abbandonati.
Drammatica è la situazione a Qaraqosh, nella piana di Ninive a nord dell’Iraq, città da secoli cristiana, ancor prima dell’insediamento degli islamici.
Ora che i jihadisti l’hanno conquistata e i luoghi di culto e i simboli religiosi sono stati devastati, centinaia di migliaia di persone terrorizzate (anche di religione yazide) sono costretti a scappare dalle proprie case.
Per porre fine ai motivi scatenanti la persecuzione che questi fratelli stanno subendo (come sta accadendo in tante altre nazioni orientali e africane) occorre allargare lo sguardo al mondo intero, in particolare alle politiche che perseguono gli Stati che più sono in grado di condizionare le relazioni internazionali.
Soprattutto, però, è necessario promuovere una vera libertà religiosa. Essa è tale laddove vengono realizzati i fondamentali diritti alla giustizia, alla solidarietà e a decorose condizioni di vita.
Libertà, giustizia, amore e verità sono, come diceva Giovanni XXIII i pilastri di una pace praticabile.
Ammoniva l’ormai prossimo beato Paolo VI che tra i fondamentali diritti dell’uomo «la libertà religiosa occupa un posto di primaria importanza. Quanti cristiani, ancora oggi, perché cristiani, perché cattolici vivono soffocati da una sistematica oppressione! Il dramma della fedeltà a Cristo, e della libertà di religione, se pure mascherato da categoriche dichiarazioni in favore dei diritti della persona e della socialità umana, continua!» (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 39).
Tuttavia non possiamo farci illusioni.
La situazione di persecuzione in cui vivono i cristiani e non solo, domanda a ciascuno di noi di giocare la propria libertà, passando dal disinteresse alla presa in carico della loro situazione, per giungere fino ad un effettivo impegno personale e comunitario con le nostre quotidiane responsabilità.
Solo così la preghiera per la pace (la faremo in tutte le comunità ecclesiali italiane il 15 agosto), la disponibilità all’aiuto concreto e la pressione sulle istituzioni deputate perché operino quanto in loro potere per porre fine a questo calvario troveranno, con l’aiuto di Dio, e di tutti gli uomini di buona volontà, una via di concreta attuazione.
Se gli organismi internazionali interverranno celermente per permettere ai cristiani dell’Iraq, scacciati dalle loro case, di lasciare in sicurezza il proprio Paese, la Diocesi di Milano, attraverso la Caritas, è pronta ad accogliere profughi, attuando l’appello lanciato dal presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco.
Tutte le donne e gli uomini delle religioni facciano sentire la propria voce in difesa dei cristiani e delle minoranze religiose perseguitate. In particolare, preziosa e attesa è la voce dei fedeli islamici che in Occidente e in Italia – pur non senza prove e disagi – sperimentano spazi di libertà, di accoglienza e di libera espressione.
Questa persecuzione, che come ci ricorda papa Francesco è più feroce di quella subita dai cristiani nell’epoca apostolica, deve provocare e scuotere tutti noi battezzati che crediamo troppo tiepidamente e siamo poco coraggiosi nell’impegnare la vita con il Vangelo. Il loro martirio e il loro coraggio ci diano forza e consapevolezza. Un insegnamento assai prezioso ci giunge da queste donne, uomini e bambini provati nella carne: la loro testimonianza caparbia e convinta ci dimostra quanto l’esistenza sia irriducibile alla sola dimensione materiale.