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Storie

Rom, un cammino che non si è interrotto

Grazie alle borse di studio create dalla Comunità di Sant’Egidio, Teofilo, Beniamin e Petru hanno potuto proseguire i loro studi

di Silvio MENGOTTO

29 Marzo 2012

«I diritti dei bambini non dipendono dalla loro provenienza, a cominciare dal diritto di frequentare la scuola». Questo è il pensiero che il vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida ha espresso lo scorso novembre alla presentazione del libro I rom di via Rubattino. Una scuola di solidarietà (Paoline).

A sostegno dell’integrazione scolastica, in febbraio, la Comunità di Sant’Egidio di Milano ha pensato di creare borse di studio per i ragazzi rom. Nel giro di pochi mesi l’iniziativa ha già dato alcuni frutti: Teofilo, Beniamin e Petru sono ragazzi rom che, grazie al sostegno ricevuto, hanno potuto continuare il loro cammino scolastico.

Teofilo ha 13 anni e frequenta la 5a elementare a Segrate, come il cugino Petru (12 anni), mentre il fratello Beniamin (15 anni) è iscritto alla 1a superiore di un corso triennale di termoidraulica a Pioltello. La loro età rivela che, a causa del percorso migratorio dalla Romania e degli sgomberi, il loro percorso integrativo è stato accidentato e irregolare.

«La borsa di studio è assegnata alla famiglia – spiega Stefano Pasta della Comunità di Sant’Egidio -, sulla base di un accordo scritto tra la Comunità, che si impegna a versare, e la famiglia stessa, che garantisce la continuità della frequenza scolastica. Cosa che verifichiamo nei colloqui con gli insegnanti».

Le borse di studio (100 euro al mese a ragazzo) servono a coprire le spese e il materiale didattico, l’acquisto di una merenda e un piccolo contributo alla famiglia. «In aggiunta copriamo i costi dei trasporti – precisa Pasta -: a Teofilo un abbonamento Atm urbano di 17 euro e un abbonamento Trenitalia Milano-Pioltello di 37,50 euro per un totale di 54,50 euro. Per Beniamin e Petru un abbonamento extraurbano Atm di 29,50 euro».

Teofilo, Beniamin e Petru sono in Italia da alcuni anni. I volontari mantengono un rapporto costante con loro e con le loro famiglie. Il padre di Teofilo e Beniamin è costretto a lavorare saltuariamente “a giornata” come imbianchino o manovale. Vivono in una baracchina costruita da loro all’estrema periferia est, sotto una tangenziale. «È un campo molto piccolo – racconta Flaviana Robbiati, maestra di Rubattino -, abitato da famiglie che si conoscono bene o che hanno legami di parentela; persone tranquille, ospitali e gentili, nonostante la grande povertà e i problemi che devono affrontare. Pur nella miseria del luogo, è piacevole entrare nelle loro baracchine sempre ordinate e pulite, anche all’esterno, a differenza di quanto spesso si è visto sui giornali. Negli ultimi anni entrambe le famiglie hanno subìto numerosi sgomberi, a Milano e nei paesi dell’hinterland, negli ultimi anni». Ai minori i volontari dedicano una particolare attenzione «perché – conclude – nonostante le condizioni di vita disastrose (si vedano le foto sopra, ndr), i bambini rom arrivano a scuola con tanta fiducia verso chi li accoglie, con tanta voglia di imparare, con il desiderio di essere uguali a tutti gli altri. Parecchi ragazzi ormai frequentano corsi professionali, sfidando le difficoltà oggettive, ma anche una tradizione che non dà affatto per scontato lo studio. Sono piccoli pionieri, aprono la strada a loro stessi e agli altri ragazzi dei campi. Per questo aiutarli con le borse di studio è un gesto importante: a sostegno della tenacia e dell’impegno, di grande valore perché mostra agli italiani un’altra faccia dei rom e ai rom un orizzonte possibile. Chi sostiene una borsa di studio è dentro un sogno che diventa concreto».

Per sostenere il progetto: santegidio.rubattino@gmail.com