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Libri

Roncalli e Montini:
lettere di fede e di amicizia

A 50 anni dalla morte di Giovanni XXIII e dell' elezione del successore Paolo VI, le edizioni Studium pubblicano la loro corrispondenza inedita, curata dall'arcivescovo Loris F. Capovilla e dal saggista Marco Roncalli.

12 Aprile 2013

201 lettere: lo specchio nitido di una fede forte come la roccia e di un’amicizia discreta. Missive che si alternano nel segno di un servizio dove a prevalere sono  le ragioni pastorali e religiose. Nuovi tasselli per la storia di due sacerdoti chiamati a grandi responsabilità, sino a diventare anelli della catena papale. La prova di una comunione spirituale proiettata sull’ essenziale e gli orizzonti più alti. Una corrispondenza che – affrontando temi disparati-  si svela spesso dettata dall’intelligenza del cuore e  dalla sollecitudine per un progetto che non riguarda mai le proprie persone, ma la Chiesa e gli altri.

Ecco  cosa si trova nel volume Lettere di fede e di amicizia, ora in libreria con i tipi delle edizioni Studium  Da una parte Angelo Giuseppe Roncalli, poi, con altro vello, Giovanni XXIII. Dall’altra Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI. Dietro di loro due famiglie e due paesi, due città e due diocesi, Sotto il Monte e Concesio, Bergamo e Brescia, i luoghi delle radici, della vocazione,della formazione, ai quali si sentono debitori senza dimenticare tutta una tradizione lombarda intrisa di partecipazione al cammino della vita ecclesiale e civile. Quella che da San Carlo ai cardinali Ferrari, Schuster, e di un altro papa lombardo, Achille Ratti di Desio, Pio XI, ha permeato coscienze e comunità, clero e laicato, percorsi e istituzioni, e dove  religione significa anche studio ed educazione, economia e dottrina sociale, editoria e scuola.

Montini e Roncalli si conoscevano già dal 1924-1925. Andando agli albori del loro carteggio lungo un quarantennio, il primo contatto epistolare reperito è del 1925 e documenta un invito per una predicazione ai fucini, rivolto da Montini a Roncalli. L’ultima lettera,nvece ,datata 25 maggio 1963, reca la firma di chi nel frattempo è diventato arcivescovo di Milano e cardinale e si rivolge all’amico, papa dal 28 ottobre 1958, ma ormai quasi in agonia, augurandogli di poter essere presente alla seconda sessione del Concilio “rinfrancato nelle forze del corpo e sempre magnifico in quelle dello spirito”.

Fra questi due documenti un corpus epistolare così articolato: sei  lettere partite da Istanbul dove Roncalli risiede come delegato apostolico di Turchia e Grecia, e la Segreteria di Stato, dove Montini è da poco Sostituto (1938-1943); sessantaquattro  tra Roncalli, nunzio a Parigi, e monsignor Montini sempre più accanto a Pio XII (1944-1953); settantatre fra il patriarca di Venezia e Montini ben presto arcivescovo di Milano (1953-1958); cinquantasette  relative al pontificato giovanneo (1958-1963).

Un carteggio che documenta con la stima e l’amicizia, informazioni preziose: sulla persecuzione degli ebrei durante la guerra o la situazione dei vescovi che avevano collaborato con il regime di Vichy nella Francia liberata, le esperienze pastorali sulla cattedra di San Marco e di sant’Ambrogio in anni di grandi cambiamenti -anche politici- nelle comunità dei credenti.

Ma troviamo qui anche un  sibillino scambio epistolare alla vigilia del conclave del ’58, l’annuncio e l’avvio tumultuoso del Concilio (descritto nell’introduzione di Marco Roncalli anche alla luce del diario inedito di mons. Capovilla). Inoltre si affacciano tra le pagine volti di protagonisti -a diverso titolo- dell’ Europa del ‘900: ecclesiastici, politici, intellettuali… Si rende conto di incontri poco noti e diventa più facile capire il senso di una lapide lì posta all’ingresso della residenza estiva del futuro Giovanni XXIII dove si legge: «La solennità dell’Assunta 1955. Presago colloquio sui destini della Chiesa/ Quassù intrecciarono Angelo Gius. Roncalli patriarca di Venezia/ Giovanni B. Montini arcivescovo di Milano/ Acclamati successori di Pietro/Giovanni XXIII 1958/ Paolo VI».

Ma trovano conferma anche le parole pronunciate dal cardinal Ratzinger quando definì Roncalli e Montini «simili e diversi»  e il Concilio «un’esperienza fondamentale anche per il passaggio tra i due papi, realmente consoni nelle loro intenzioni fondamentali, ma con personalità del tutto diverse».