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Cesano Boscone

Sacra Famiglia, la sfida della catechesi
parlando coi simboli

Da trent’anni i frati cappuccini animano la vita spirituale dei disabili ospiti dell’istituto. Il rettore fra’ Giuseppe Tironi: «Combattiamo contro i pregiudizi vivere e cerchiamo di far vivere loro l’esperienza della Chiesa mettendo in comune la fede e condividendo la loro condizione»

di Generoso SIMEONE

19 Giugno 2016

Alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone ci si prende cura di persone con disabilità ospitandole e occupandosi di loro da tutti i punti di vista: dagli aspetti sanitari a quelli della vita quotidiana. Ma c’è qualcosa di più, che riguarda il servizio religioso. «Da trent’anni lavoriamo per annullare un pregiudizio – spiega fra’ Giuseppe Tironi, rettore dei frati cappuccini della Sacra Famiglia -: quello secondo cui è una perdita di tempo perseguire con i nostri amici ospiti una qualsiasi strada cognitiva e morale, compresa quella religiosa». Si parte da un presupposto di fede: «Tutto appartiene a Dio in Cristo morto, risorto e vivo oggi. Se tutto appartiene a Gesù, anche queste persone, così come sono, uniche e irripetibili, appartengono a lui. In questo consiste la sfida di una catechesi in Sacra Famiglia: vivere e far vivere ai nostri amici ospiti l’esperienza della Chiesa mettendo in comune la fede, condividendo la loro condizione. Tutto ciò ha richiesto e richiede il “vivere con loro” e non il “vivere per loro”».

I frati cappuccini presenti in Sacra Famiglia da trent’anni animano la vita spirituale delle persone con disabilità ospiti dell’istituto. Vi sono incontri durante la settimana e poi c’è la Messa della domenica. Ogni momento viene celebrato con rituali semplici, ma studiati appositamente per gli ospiti e fatti di gesti, simboli, musiche e canti. «L’intuizione è quella non tanto di dare “informazioni” su Dio, peraltro incomprensibili per la maggior parte dei nostri ragazzi, ma di utilizzare il simbolo – – prosegue fra’ Tironi -. Il linguaggio dei simboli non rappresenta uno stadio primitivo del pensiero, bensì un linguaggio globale, proporzionato all’uomo perché chiama in causa l’interezza della persona. Per esempio, l’espressione “Io sono la luce del mondo” non ha bisogno di spiegazioni razionali. È qualcosa che si vive attraverso il cuore e il corpo e può essere tradotto a gesti».

Per realizzare la catechesi con gli ospiti è fondamentale l’apporto dei volontari, che accompagnano le persone con disabilità ai vari momenti e, in particolare, alla Messa domenicale aiutandole a partecipare pienamente alle funzioni. «E poi ci sono i Giorni del fuoco che abbiamo vissuto proprio in questa ultima settimana – conclude fra’ Tironi – dove coinvolgiamo i nostri ospiti, grazie al fondamentale apporto del personale della Fondazione e dei volontari, in attività ludico ricreative e in momenti di catechesi».