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5 marzo

Scola: la persona e l’università,
per un nuovo umanesimo

Alla Liuc di Castellanza l’Arcivescovo dialoga col mondo accademico. Il cappellano don Michele Aramini presenta l'appuntamento: «Un ateneo non deve solo istruire, deve anche formare»

di Luisa BOVE

24 Febbraio 2015

Come è possibile oggi immaginare (e vivere) un’esperienza universitaria che, immersa e qualificata dalle relazioni, possa favorire una vera crescita a tutto tondo delle persone? Su questo tema l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, rifletterà con le diverse componenti del mondo universitario (studenti, docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo), nell’incontro sul tema «La crescita della persona nel cammino universitario: per un nuovo umanesimo», in programma giovedì 5 marzo, alle 18, alla Liuc – Università Carlo Cattaneo di Castellanza (piazza Soldini 5, Aula Bussolati – Iscrizione obbligatoria). Un appuntamento – il primo a Castellanza – con cui proseguono gli incontri dell’Arcivescovo di Milano col mondo accademico, dopo quelli alla Bicocca e in Statale.

Don Michele Aramini, cappellano alla Liuc e docente di teologia ed etica all’Università Cattolica di Milano, spiega la scelta del tema: «Tutte le grandi istituzioni (famiglia, Chiesa, scuola, università) faticano molto a trasmettere i valori che li caratterizzano, e così diventano luoghi di pura istruzione tecnica. La società, però, ha bisogno di persone che si occupino non solo del proprio particolare, ma anche del bene comune. L’istruzione quindi non basta: serve anche uno spirito morale, una dedizione alla società, una formazione più complessiva. Per questo l’istituzione universitaria deve interrogarsi sulla proprio identità e sulla modalità con cui la sta realizzando».

Come si svolgerà l’incontro?
Dopo il saluto del rettore Valter Lazzari, farò una breve presentazione prima dell’intervento del Cardinale. Abbiamo preparato alcuni quesiti da porgli, ma ci sarà spazio anche per domande libere.

A chi è rivolto l’invito?
Innanzitutto agli studenti, non solo della Liuc, ma anche di altre università. E poi naturalmente ai docenti e al personale di gestione: tutti sono coinvolti in questo cammino di riflessione.

Alla Liuc si studiano ingegneria, economia e giurisprudenza. Che cosa implica questo rispetto al tema dell’incontro?
La Liuc si caratterizza per essere al servizio dell’impresa. In teoria sarebbe il massimo della tecnicizzazione, ma sappiamo che anche l’impresa è una comunità di persone e quindi contribuisce essa stessa al bene comune. Gli studenti non devono limitarsi a un orizzonte di competenza tecnica; l’università deve sentire l’urgenza di formarli anche alla relazione sociale, alla formazione della coscienza di cittadino che favorisce la crescita buona della società. Essendo ai margini della riflessione filosofica ed etica, la Liuc è molto interessata a questo tipo di dibattito.

E le sue aspettative personali?
Come cappellano ho già affrontato questo tema parlando con i docenti: alla preparazione dell’incontro hanno collaborato una quindicina di professori. Ogni intervento del Cardinale corrisponde a un passo avanti: quindi ascolteremo le parole e le riprenderemo in seguito con gli studenti, attraverso diverse modalità (mail, Facebook…), per «trasmettere» il messaggio anche a quanti non avranno potuto partecipare. Riprenderemo il dibattito anche con i docenti e il personale di gestione. Credo che pure i dirigenti dell’università saranno sensibili e si lasceranno interpellare: hanno accolto volentieri questa proposta e quindi credo che saranno pronti a non lasciar cadere gli stimoli che ne verranno. Il fatto che la Liuc non sia molto grande, da questo punto di vista, rappresenta una fortuna, perché rende le relazioni interpersonali più prossime.