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Roma

Trent’anni fa la “Familiaris Consortio”

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha ricordato l’anniversario di pubblicazione dell’esortazione apostolica post-sinodale e fatto il punto su Family 2012. Allo studio un documento pastorale sulla preparazione al matrimonio

di Rita SALERNO

25 Novembre 2011

Ombre, ma anche luci nel versante dell’istituzione familiare che, trent’anni dopo la promulgazione della Familiaris Consortio, registra una crisi senza precedenti per il numero crescente di separazioni, divorzi, aborti e sofferenze delle persone coinvolte. Anche se – va precisato – si registrano una maggiore attenzione nei confronti dei valori familiari, la presenza di numerosi gruppi e movimenti familiari e l’accresciuta collaborazione con le diocesi.

A fare il punto sulla situazione è il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che nel corso della conferenza stampa per il trentesimo anniversario della pubblicazione dell’esortazione apostolica post-sinodale Familiaris Consortio arriva a dire: «Se la famiglia è in crisi, molte energie e risorse sono impegnate per sostenerla». Nell’incontro si è affrontato anche il cammino di preparazione del settimo Incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012, e a cui interverrà Benedetto XVI.

«Il dicastero vaticano sta compiendo un grosso sforzo per diffondere gli insegnamenti papali sulla famiglia, a partire dalla Familiaris Consortio – ha aggiunto monsignor Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia -. In vista dell’Incontro di Milanosono state tradotte in sette lingue (italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco) le catechesi preparatorie, che vengono adottate progressivamente dalle diocesi di tutto il mondo».

Allo studio c’è anche un documento pastorale sulla preparazione al matrimonio, con un accento particolare per l’accompagnamento delle famiglie in cui sarà ribadito il no alle esperienze e convivenze prematrimoniali. «Il testo riprenderà l’ormai classica distinzione tra preparazione remota, prossima e immediata al sacramento – ha spiegato il presule -. La prima concerne ovviamente l’educazione all’amore. La preparazione prossima riguarda più specificamente il tempo del fidanzamento. Quando i fidanzati desiderano passare alla realizzazione concreta del loro progetto si sta aprendo per loro un tempo di preparazione immediata, nel quale è legittimo per loro ricevere dalla Chiesa una proposta consistente».

Il fidanzamento, ha detto ancora il segretario del dicastero, è il tempo oggettivamente e essenzialmente diverso dall’unione coniugale, dal momento che questo tempo di preparazione non prevede ancora di mettere in comune le rispettive esistenze. «Sono personalmente convinto – ha proseguito – che la maggioranza dei giovani è in grado di capire una tale differenza e di cogliere la ricchezza specifica dei due diversi momenti: quello della promessa e quello della realizzazione. Ovviamente, se nessuno li introduce a tale mistero, a essi non rimarrà altra scelta che seguire i comportamenti propri della cultura dominante». Invece, ha aggiunto monsignor Laffitte, «ai battezzati non praticanti potrebbe essere proposto un percorso breve di formazione sistematica, includente per esempio un’iniziazione alla lettura della Parola di Dio, una trasmissione dei fondamenti più elementari della fede cristiana, un’iniziazione alla vita sacramentale insistendo in particolare sui sacramenti del matrimonio, dell’eucaristia e della riconciliazione».

Tettamanzi: «Famiglia, via della Chiesa»

«Possiamo legittimamente parlare della famiglia come via della Chiesa. Ma che significa “via della Chiesa”? Significa che l’uomo è il termine vivo della missione di salvezza che alla Chiesa è stata affidata da Gesù Cristo e che essa, sospinta dal vento e dal fuoco dello Spirito del Signore, cerca "l’incontro" con l’uomo, con questo uomo». Lo sostiene il cardinale Tettamanzi nella sua articolata riflessione proposta nell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la famiglia che si è svolta nei giorni scorsi a Roma.
“La famiglia comunità salvata e comunità salvante per la nuova evangelizzazione” è il titolo della relazione che si ispira alla Familiaris consortio di Giovanni Paolo II nel trentesimo di pubblicazione. «Una lettura attenta e serena dell’esortazione pontificia ne mostra la valenza profetica: l’esortazione risulta essere non solo realmente attuale, perché offre risposte valide per le problematiche e le attese dell’oggi, ma anche aperta a nuove prospettive. In particolare rileviamo che queste nuove prospettive sono inscritte e richieste da quella che vorrei chiamare la "grazia profetica" che in vario modo è presente nell’insegnamento come tale della Chiesa. È quanto peraltro ci viene confermato dal fatto che l’esortazione del Papa si è ampiamente ispirata al Concilio Vaticano II e al suo inarrestabile dinamismo ecclesiale: il dinamismo di una Chiesa che sta quotidianamente in ascolto di ciò che lo Spirito le dice (cfr. Ap 3,7) e dunque è vigilante sull’intero arco della storia e quindi è attenta al passato, al presente e al futuro».
L’attenzione è rivolta in particolare all’annuncio della fede: «Nella sua limpidezza, questo testo dell’esortazione mette in primo piano la missione della Chiesa, che altro non è che l’evangelizzazione - sottolinea Tettamanzi - qui indicata come il “proclamare a tutti il disegno di Dio”; una missione che riguarda in termini più precisi e immediati la famiglia, nella sua realtà ideale e concreta (il disegno di Dio e la sua realizzazione storica: il testo parla esplicitamente di famiglia che è “oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformarla”); una missione che è al servizio del bene della famiglia (“promozione umana e cristiana”), un bene che è tale sia per la società sia per la Chiesa stessa, in ordine al loro “rinnovamento”».
Quindi la famiglia ha un compito decisivo: «L’evangelizzazione da parte della famiglia cristiana ha un’essenziale dimensione ecclesiale: chiama in causa e rende in qualche modo presente la stessa Chiesa come tale, sia come soggetto responsabile, sia come oggetto o termine. Ma questo si realizza sempre e solo in forza del sacramento del matrimonio, in quanto è segno efficace dell’amore che Cristo in croce dona alla Chiesa sua sposa: dona e insieme le chiede, in attesa di una risposta d’amore». (P.N.)