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L’Angelus

Vogliamo seguire l’io o Dio?

Nella domanda di Benedetto XVI emerge la consapevolezza che «nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio». Il Papa è stato avvolto nel caldo abbraccio dei fedeli accorsi numerosissimi in Piazza San Pietro. E ha concluso: «Rimaniamo uniti nella preghiera. Grazie!»

18 Febbraio 2013

Un invito «a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore» in questo tempo di Quaresima. Lo ha rivolto, stamattina, Benedetto XVI, in occasione della recita del penultimo Angelus da Pontefice con i pellegrini che hanno riempito piazza San Pietro per salutarlo. Striscioni e ovazioni per il Santo Padre.

Il criterio-base della nostra vita

Mercoledì scorso, col tradizionale Rito delle Ceneri, ha ricordato il Papa, «siamo entrati nella Quaresima, tempo di conversione e di penitenza in preparazione alla Pasqua. La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore». In questo Anno della fede, ha sottolineato, «la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa. Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio». Per questo, nella prima domenica di Quaresima, «viene proclamato ogni anno il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto».

Il vero Bene

Gesù infatti, dopo aver ricevuto l’“investitura” come Messia – “Unto” di Spirito Santo – al battesimo nel Giordano, «fu condotto dallo stesso Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo», ha aggiunto il Pontefice. Al momento di iniziare il suo ministero pubblico, «Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva». Ma, ha avvertito il Santo Padre, «queste tentazioni sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone». Gli evangelisti Matteo e Luca presentano «tre tentazioni di Gesù, diversificandosi in parte solo per l’ordine». Il loro «nucleo centrale» consiste sempre nello «strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo o ai beni materiali». «Il tentatore – ha spiegato Benedetto XVI – è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari». In questo modo, «Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce». In ultima analisi, «nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?».

Non aver paura del combattimento

«Come ci insegnano i Padri della Chiesa – ha osservato il Papa -, le tentazioni fanno parte della “discesa” di Gesù nella nostra condizione umana, nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una “discesa” che Gesù ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell’estrema lontananza da Dio». In questo modo, «Egli è la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna Sant’Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria. Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore». Per stare con Lui, il Pontefice ha quindi invitato a rivolgerci «alla Madre, Maria: invochiamola con fiducia filiale nell’ora della prova, e lei ci farà sentire la potente presenza del suo Figlio divino, per respingere le tentazioni con la Parola di Cristo, e così rimettere Dio al centro della nostra vita».

Grazie per le preghiere

«Grazie a tutti voi!». Così il Santo Padre ha esordito nei saluti in varie lingue dopo l’Angelus, nei quali, oltre a proporre ancora una riflessione sulla Quaresima, ha ringraziato per le preghiere in questi giorni per lui, dopo l’annuncio di lunedì scorso di rinuncia al ministero petrino. «Vi ringrazio per le vostre preghiere e vi domando di accompagnarmi spiritualmente durante gli Esercizi spirituali che cominceranno stasera – ha sostenuto in francese -. Vorrei anche ringraziarvi per le preghiere e il sostegno che mi avete manifestato in questi giorni – ha affermato in inglese -. Vi ringrazio per le molte prove del vostro attaccamento e per le vostre preghiere in questi giorni – ha dichiarato in tedesco, chiedendo anche preghiere per gli imminenti Esercizi spirituali -. Di cuore ringrazio tutti per la preghiera e l’affetto in questi giorni. Vi prego di continuare a pregare per me e per il prossimo Papa, così come per gli Esercizi spirituali, che inizierò stasera insieme con i membri della Curia romana», ha continuato in spagnolo. Pure in polacco non ha mancato di ringraziare per l’«orante sostegno e la vicinanza spirituale in questi giorni particolari per la Chiesa e per me». Un caloroso saluto è andato ai pellegrini italiani: «Grazie di essere venuti così numerosi! La vostra presenza è un segno dell’affetto e della vicinanza spirituale che mi state manifestando in questi giorni», ha evidenziato, mentre tutti lo acclamavano. Benedetto XVI poi ha rivolto un saluto in particolare all’Amministrazione di Roma capitale, guidata dal sindaco: «Con lui saluto e ringrazio tutti gli abitanti di questa amata città di Roma. A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino di Quaresima. Questa sera inizierò la settimana di esercizi spirituali: rimaniamo uniti nella preghiera. Grazie!», ha concluso.