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17 dicembre

«Ci interessa la persona, vogliamo far crescere buoni cristiani più che campioni»

Alla Messa vespertina presieduta in Duomo alle 17.30 da monsignor Delpini e aperta a tutti, sono invitati in particolare gli sportivi. Le testimonianze di dirigenti, tecnici e volontari che seguono quotidianamente l’attività dei ragazzi negli oratori ambrosiani

di Mauro COLOMBO

16 Dicembre 2017

Una volta c’era il Natale degli Sportivi, ideato dal cardinale Martini come occasione di incontro augurale tra l’Arcivescovo di Milano e il mondo dello sport ambrosiano. Un appuntamento che con il cardinale Tettamanzi si è trasformato in un happening festoso e capace di gremire arene e palazzetti, dove campioni prestigiosi si mischiavano a migliaia di giovanissimi degli oratori. Con il cardinale Scola si è tornati a una dimensione più riservata, un dialogo e un confronto su temi di comune interesse. All’incontro natalizio con gli sportivi monsignor Delpini ha voluto dare un carattere di preghiera, invitandoli in modo particolare a partecipare alla celebrazione eucaristica che presiede in Duomo alle 17.30 il 17 dicembre, sesta domenica dell’Avvento ambrosiano.

In questa “convocazione”, che accomuna gli sportivi ad altre categorie di persone invitate in precedenza (come nonni e insegnanti, per esempio), c’è un riconoscimento importante del loro ruolo educativo. Riconoscimento, del resto, espresso dall’Arcivescovo già nell’incontro con tecnici e dirigenti dello scorso 21 ottobre: «Come responsabili di una delle attività tra le più desiderate dai giovani, voi dovete coltivare questa immagine di educatori consapevoli dello scopo per cui svolgete il vostro compito: preparare alla vera partita… Il servizio educativo che profondete non sia solo un allenamento, ma il contributo alla crescita complessiva di una persona…». «È indubbiamente così – conferma don Alessio Albertini, segretario della Commissione Diocesana per lo Sport -. Già in estate monsignor Delpini mi aveva espresso questa intenzione, che racchiude la fiducia nelle potenzialità che lo sport ha anche a livello pastorale». Con un risvolto importante: «Certo, dal fatto che l’Arcivescovo stesso “ci creda” deriva una sorta di “mandato”, una responsabilità precisa per chi lavora ogni giorno a contatto con i giovani».

Ne è consapevole Bruno Quaini, factotum nel contesto delle attività sportive dell’oratorio San Gregorio Barbarigo di Milano («siamo 6/7 persone a occuparci di una settantina di ragazzi, è inevitabile che uno faccia contemporaneamente il dirigente, il segretario, l’allenatore…»), che sottolinea: «La definizione di “alleducatori”, coniata qualche tempo fa, ci calza a pennello. Noi siamo educatori a tempo pieno, rappresentiamo il tramite tra i ragazzi e l’oratorio: nel momento in cui i più grandi terminano il catechismo, restiamo noi a fare da punto di riferimento, e quindi impieghiamo il tempo a dare regole di vita, piuttosto che a insegnare nozioni tecniche. Questo perché ci interessa la persona, il ragazzo, vogliamo farlo crescere in primo luogo come cristiano, più che come calciatore, tenuto conto che, partendo da una realtà piccola come la nostra, difficilmente potrà raggiungere i vertici professionistici».

Si dice che lo sport sia uno “specchio” della società, nel bene e nel male. Negli ultimi tempi questo specchio ha “riflesso” anche alcune brutture (episodi di razzismo, manifestazioni di intolleranza, ricorso a simboli o a gesti legati a ideologie totalitarie e liberticide, ecc). Questo complica il compito di chi, oltre che tecnico sportivo, deve essere anche maestro di vita? «Lo può complicare se nel bambino o nel ragazzo manca l’educazione di base proveniente dalla famiglia – afferma Andrea Salezze, allenatore e dirigente all’Asdo Sovico, che segue circa 130 giovanissimi atleti tra calcio e pallavolo -. Ma il contesto oratoriano ci aiuta e, rispetto ai genitori o agli insegnanti, noi abbiamo il vantaggio di poter trasmettere i messaggi educativi attraverso un “veicolo” come il gioco. E vivere insieme anche momenti di festa o eventi particolarmente significativi come la Messa in Duomo è un valore aggiunto».

Un’occasione colta al volo dalla comunità di San Pio V a Milano, dove l’attività sportiva coinvolge da oltre 40 anni più di 300 ragazzi tra calcio, pallacanestro e pallavolo: in Duomo saranno un’ottantina, uno dei gruppi più numerosi. «Partecipiamo sempre alle celebrazioni e alle iniziative dell’oratorio – spiega Cristina Laurenzi, che si occupa della segreteria -. Abbiamo trasmesso l’invito dell’Arcivescovo ai ragazzi che seguono più assiduamente la vita della comunità e l’adesione è stata massiccia. Sarà sicuramente un bel momento».

In Duomo saranno presenti, tra gli altri, i vertici del Coni milanese. Il momento dell’Offertorio vedrà coinvolti alcuni giovanissimi, un allenatore e alcuni genitori, «in rappresentanza di tutte le categorie attive nel mondo dello sport», conclude don Albertini.

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