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264 - giancarlo Redazione Diocesi

4 Luglio 2003

di Luigi Crivelli
Responsabile Ufficio Beni Culturali Diocesi di Milano
(Il Segno – novembre 2001)

Finalmente è fatto, si potrebbe dire con qualche soddisfazione. Dopo un periodo di auspici, di attese, di articolate decisioni arcivescovili, di onerosi e problematici restauri, di proposte culturali tese a definirne la sede la sua agibilità e i contenuti, il Museo Diocesano di Milano è diventato una realtà. La solenne inaugurazione fatta lo scorso 5 novembre dal Card. Carlo M. Martini alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ha chiuso un problema aperto da oltre settant’anni e ha finalmente dotato la diocesi di Milano di una struttura che permette di offrire, in una sede di grande fascino architettonico, quali sono i monumentali chiostri di Sant’Eustorgio, uno spaccato di alto profilo della sua storia e della sua tradizione religiosa, raccontandolo attraverso i beni culturali. Il Museo Diocesano è un adempimento canonico richiesto ad ogni diocesi dalla legge della Chiesa. Anche la CEI, nel documento emanato nel 1992 dal titolo I Beni Culturali della Chiesa in Italia, prescrive che esso sorga in ogni diocesi come strumento della propria identità artistica e perché sia “il naturale punto di riferimento per analoghe istituzioni ecclesiastiche sotto il profilo organizzativo, tecnico-scientifico, e per le iniziative culturali e pastorali” (n.20). Il nostro 47° Sinodo parla di Museo Diocesano indicandone la finalità: “quella di conservare e valorizzare i beni particolarmente rilevanti per la memoria della fede riguardanti l’intera diocesi” (Cost. 361,2). Il card. Martini, in una lettera dell’8 settembre 1997 ai fedeli ambrosiani, si augurava che il Museo Diocesano fosse tra i frutti duraturi dell’Anno Santambrosiano, che “diventi un impegno concreto e condiviso da tutta la diocesi, presbiteri e laici, (…) strumento nuovo, capace, pur nella sua specificità immediatamente artistica e culturale, di educare i visitatori alla fede o di farli crescere in essa, mettendoli a contatto con le ricchezze spirituali espresse nei secoli e segnate dall’impronta della bellezza”. La sessione del febbraio 2000 del Consiglio Presbiterale Diocesano ha auspicato la costituzione del Museo Diocesano in tempi brevi, come istituzione all’altezza della nostra storia e della nostra tradizione religiosa, con l’apporto di tutti gli Enti ecclesiastici, soprattutto delle parrocchie. Il Museo Diocesano inaugurato il 5 novembre si configura come struttura al tempo stesso culturale e pastorale, strumento culturale per la vita spirituale. Significative queste parole di Giovanni Paolo II: «I musei d’arte sacra non sono depositi di reperti inanimati, ma perenni vivai nei quali si tramandano nel tempo il genio e la spiritualità dei credenti». Non sarà quindi semplicemente un contenitore di memorie, né una sede espositiva modernamente adeguata. La sua prima funzione sarà pastorale. Poiché potremmo definire il museo diocesano come una pagina visualizzata del cammino di fede delle generazioni che ci hanno preceduto, del secolare sentire ed esprimersi cristiano e spirituale di intere generazioni attraverso i beni artistici, diventa prioritario tra i suoi compiti quello di restituire alle opere anche la loro intrinseca valenza teologica, agiografica o liturgica. L’arte cristianamente ispirata è una singolare modalità di linguaggio per raccontare qualcosa del modo con cui Dio si rapporta con l’uomo attraverso fatti e gesti, attraverso una storia che ha Cristo come centro. Il museo diocesano svolge la sua funzione culturale innanzitutto salvando e offrendo alla fruizione del pubblico beni artistici che sono patrimonio comune; svolge la funzione pastorale che gli compete aiutando il visitatore a cogliere i segni e i contenuti del mistero cui rimandano i beni esposti.