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24 Novembre 2015

 

Ez 5,1-9; Sal 76 (77); Gl 4,15-21; Mt 12,14-21

 

«Ma il Signore è un rifugio per il suo popolo, una fortezza per gli Israeliti».            (Gl 4,16b)

 

Le immagini del profeta Gioele sono apocalittiche, ma, mi sembra, che questo non ci disturbi perché siamo abituati a vedere nel mondo le tante immagini di tragedie e catastrofi.

Eppure ci sono anche immagini pacificanti: il Dio infinitamente grande “è un rifugio per il suo popolo, una fortezza”. La sua presenza in mezzo ad esso ne garantisce la prosperità: ed ecco “le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline” e dalla sua casa zampillerà una fonte che darà ristoro. È a questa fonte che siamo invitati ad attingere l’acqua che dà vita, che dà forza per rinnovare il mondo così inquieto e in difficoltà, che si arrende e va in crisi con facilità. È a questa fonte che possiamo guardare non con timore ma con desiderio, verso il giorno dell’incontro con il Signore. Viviamo il tempo di attesa con speranza perché quel figlio che stiamo attendendo è proprio colui che ci offrirà quel luogo sicuro a cui approdare.

 

Preghiamo

 

Ecco il Dio che mi salva,

agirò con fiducia e senza timore;

è lui la mia forza e la mia gioia

ed è venuto a salvarmi.                (Is 12,2)

 

 

[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]