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Appuntamenti

Rumiz a Lecco con “Medici con l’Africa Cuamm»

Incontro con lo scrittore domenica 18 dicembre

12 Dicembre 2011

Domenica 18 dicembre, alle 17, presso la Sala Conferenze della Confcommercio a Lecco (piazza Garibaldi 4), l’associazione Medici con l’Africa Cuamm di Lecco incontra Paolo Rumiz, noto giornalista e scrittore triestino, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Il bene ostinato, pubblicato a marzo di quest’anno da Feltrinelli nella collezione “I narratori”. L’autore compie un viaggio all’interno dell’associazione per capirne le motivazioni e i progetti, penetrare nella vita degli uomini e delle donne che ne fanno parte, raccontarne la storia. Una storia che viene da lontano: è dal 1950, infatti, che i Medici con l’Africa del Cuamm si spendono per il diritto fondamentale alla salute e l’accesso ai servizi sanitari delle popolazioni più sfortunate. Oggi sono presenti in sette Paesi fra i più poveri dell’Africa, devastati dalle guerre, dai conflitti etnici, dalle carestie, sostenendo progetti basati sul coinvolgimento dei governi e delle istituzioni locali, per uscire dalla logica dell’assistenzialismo e sviluppare un cammino fianco a fianco, unica garanzia di continuità e di futuro.

Ne sono un esempio le ultime campagne dai titoli fortemente evocativi – “Questa è una foto di guerra” e “Prima le mamme e i bambini” – a favore dell’assistenza sanitaria alle componenti più fragili delle popolazioni, donne e bambini appunto. Una vera e propria emergenza, se si pensa che ogni anno in Africa muoiono 4,5 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni e 265 mila madri per cause in buona parte legate alla gravidanza e al parto.

Paolo Rumiz, affascinato dal progetto di Medici con l’Africa Cuamm, decide di conoscerne i fondatori e i protagonisti. Dopo un lavoro di ricerca storica fatto di indagini d’archivio nella sede madre di Padova e di incontri con i pionieri, parte per l’Africa e conosce sul campo «i punti emergenti di un volontariato italiano di cui non si scrive, il nucleo di un altruismo che alberga negli stessi territori dell’egoismo antistranieri». E poi scrive «la storia di una pattuglia di medici italiani inquadrati nella più brillante e meno nota – mai discussa – delle nostre organizzazioni non governative».