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Precari in fila alle mense dei poveri

15 Luglio 2008

Avere un lavoro ed essere poveri: oggi succede anche questo. Se fino a pochi anni fa i bisognosi erano i disoccupati, i malati, gli irregolari, oggi ai tavoli delle mense dei poveri sono comparsi i pensionati, i lavoratori precari, i dipendenti il cui stipendio non si è adeguato al costo della vita. L’ultimo rapporto Caritas sulla povertà rivela infatti che il 40% delle persone non riesce ad affrontare tutte le spese della vita quotidiana. Di questi, ben l’88% non è priva di reddito, ma ha un lavoro precario e cerca una seconda occupazione per integrare il principale, insufficiente, salario.
«La povertà nella normalità»: così è chiamata questa nuova strisciante emergenza le cui dinamiche sono ancora poco studiate e scarsamente affrontate a livello nazionale, la cui soglia è individuata secondo l’Istat a 936 euro mensili procapite per una famiglia di due persone. Sopra questa cifra, è possibile sopravvivere dignitosamente. Al di sotto, è indispensabile appoggiarsi a qualcuno per coprire le spese: sempre più persone si rivolgono così alle parrocchie per ricevere un aiuto nel pagare bollette, medicine, ottenere abiti usati – magari per i figli – per evitare le spese per l’abbigliamento. E le mense, già affollate (solo l’opera San Francesco di viale Piave serve ogni giorno 4 mila pasti), si riempiono sempre più nelle ultime settimane del mese. Quando lo stipendio e la pensione sono stati spesi e i risparmi, nel conto corrente, sono esauriti da tempo.
Filippo Magni