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Una “rete” educativa contro i bulli

Come far fronte a un atteggiamento dei ragazzi che spesso sfocia nel reato vero e proprio? Con un'alleanza tra tutte le agenzie responsabili dell'educazione. Se ne è parlato a Milano in un convegno promosso dal Tavolo provinciale sul bullismo

5 Giugno 2008

29/02/2008

di Filippo MAGNI

Il bullismo è subdolo, si nasconde agli occhi degli adulti grazie alla paura che incute nelle proprie vittime, divise tra il desiderio di denunciare i soprusi e il timore di passare per “infami” che collaborano con i professori. Casi isolati di angherie nelle aule scolastiche sono diventati sempre più frequenti, ma soprattutto più visibili grazie a siti come youtube.com, dove spesso i ragazzi mettono, visibili a tutti, filmati di scherno più o meno pesanti a danni di compagni.
Finché si tratta di scherzi, niente da dire. Ma sovente si tratta di vere e proprie violenze, pestaggi, umiliazioni pubbliche e insulti, al limite, se non oltre, della denuncia penale.

Per cercare di arginare questo fenomeno è stato istituito un “Tavolo sul bullismo per la provincia di Milano”, che ha prodotto un vademecum destinato alle scuole, presentato giovedì 28 febbraio presso l’istituto professionale Bertarelli di Milano. Un centinaio di persone ha ascoltato relazioni sul tema della prepotenza nelle scuole.

Francesco Balice, rappresentante nazionale dei dirigenti scolastici, ha spiegato che «il vademecum è un documento aperto, un primo passo che può avere seguito se diversi organismi, da diversi punti di osservazione, si siedono a ragionare allo stesso tavolo».

Ha puntato sulla collaborazione anche Marina Gasparini, del settore Politiche della famiglia del Comune di Milano: «In situazione di turbolenza relazionale, le scuole informino le famiglie sulle opportunità di aiuto socio-educative presenti sul territorio».

Ciro Cascone, pubblico ministero, e Anna Zappia, giudice, hanno sottolineato la pericolosità di atti di bullismo che in realtà sono reati veri e propri: «Il bullo che rapina, estorce, picchia, si rende colpevole di un reato perseguibile d’ufficio. il che significa che la scuola non solo ha il dovere di denunciare tale reato, ma per di più viene sanzionata se non lo fa. Èdunque necessaria, anche in chiave preventiva, una stretta collaborazione con le forze dell’ordine presenti nei dintorni degli istituti».

Tra gli intervenuti, anche un rappresentante degli studenti, Manuel Valerio: «Una soluzione contro il bullismo – ha proposto – possono essere i tutor: ragazzi dell’ultimo anno delle Superiori che si prendono cura dei ragazzi di prima, rendendosi disponibili ad aiutarli se si trovano in difficoltà a causa della prepotenza di qualche compagno».

«Aver creato questo Tavolo è una grande opportunità che dobbiamo sfruttare, e’ la testimonianza che gli adulti sanno lavorare insieme», ha sottolineato infine don Michele Di Tolve, responsabile diocesano dell’Insegnamento della religione cattolica.

«Il nostro obiettivo – ha proseguito – è che gli oratori abbiano un’incidenza preventiva sul bullismo: cerchiamo di far vivere ai ragazzi la fratellanza, la consapevolezza che l’altro è da accogliere come un fratello». Per fare in modo non che tutti siano uguali, ma che ognuno sia accettato con la sua precisa identità.

Valori che non si trasmettono frontalmente, come lezioni scolastiche, ma che partono dalle esperienze. «E dalle passioni di ciascuno: lo sport, il teatro, il volontariato… – ha aggiunto il sacerdote -. Attraverso le rappresentazioni teatrali, in particolare, i ragazzi possono esprimere ciò che a parole non riescono a dire».

Tra i momenti più significativi, in cui è importante offrire ai giovani alternative alla vita “da branco”, c’è sicuramente il tempo libero, il pomeriggio o le vacanze estive. «Gli oratori avviano attività di doposcuola, oltre alle tipiche esperienze di villeggiatura in luglio e agosto – ha spiegato Di Tolve -. Perché se i giovani impegnano il loro tempo in modo costruttivo, è difficile che emergano atteggiamenti di bullismo».

A livello decanale, la Diocesi sta creando tavoli di lavoro ristretti che coinvolgano tutti gli attori dell’educazione: in primis preti e insegnanti di religione, a cui si aggiungono genitori, professori e società sportive che vogliono aggiungersi a tale organo.

«E’ fondamentale – ha concluso don Michele – che si crei un’alleanza educativa tra tutti coloro i quali sono responsabili dell’educazione dei ragazzi. Se riusciamo a formare una rete dalle maglie strette, i disturbatori, i bulli, non riusciranno a inserirsi e i nostri ragazzi potranno camminare sicuri».