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Medici e immigrati

Un appello a Formigoni sull’esempio della Puglia

È quanto emerso da un incontro alla Casa della Carità di Milano dove medici, giuristi, docenti universitari e operatori si sono confrontati sul provvedimento contro i clandestini

Generoso SIMEONE Redazione

20 Febbraio 2009

Prendere esempio dalla Puglia, che ha già annunciato che i medici non dovranno denunciare gli immigrati irregolari altrimenti non potranno sottoscrivere alcun accordo con l’amministrazione regionale. E chiedere al governatore della Lombardia Formigoni di agire nello stesso modo. Sono queste le proposte emerse nel corso di un incontro tenutosi giovedì scorso alla Casa della Carità di Milano dove medici, giuristi, docenti universitari e operatori sociali si sono confrontati sui provvedimenti contro l’immigrazione irregolare contenute nel recente disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Senato. La norma più controversa, e che ha fatto maggiormente discutere, riguarda proprio la segnalazione degli immigrati irregolari da parte dei medici. Il ddl cancella il divieto di denuncia ovvero non introduce un obbligo, ma solo la possibilità di denunciare. Tanto basta per considerare il provvedimento un atto discriminatorio.
L’idea di rivolgersi al presidente lombardo e chiedergli di vanificare gli effetti di questa legge è stata avanzata da Bruno Andreoni, professore ordinario di chirurgia generale presso la facoltà di medicina dell’Università degli studi di Milano. «Le regioni hanno la possibilità di agire autonomamente – ha detto Andreoni -. Per questo dobbiamo chiedere a Formigoni di comportarsi come hanno fatto in Puglia». Prendere esempio dalla Puglia, che ha già annunciato che i medici non dovranno denunciare gli immigrati irregolari altrimenti non potranno sottoscrivere alcun accordo con l’amministrazione regionale. E chiedere al governatore della Lombardia Formigoni di agire nello stesso modo. Sono queste le proposte emerse nel corso di un incontro tenutosi giovedì scorso alla Casa della Carità di Milano dove medici, giuristi, docenti universitari e operatori sociali si sono confrontati sui provvedimenti contro l’immigrazione irregolare contenute nel recente disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Senato. La norma più controversa, e che ha fatto maggiormente discutere, riguarda proprio la segnalazione degli immigrati irregolari da parte dei medici. Il ddl cancella il divieto di denuncia ovvero non introduce un obbligo, ma solo la possibilità di denunciare. Tanto basta per considerare il provvedimento un atto discriminatorio.L’idea di rivolgersi al presidente lombardo e chiedergli di vanificare gli effetti di questa legge è stata avanzata da Bruno Andreoni, professore ordinario di chirurgia generale presso la facoltà di medicina dell’Università degli studi di Milano. «Le regioni hanno la possibilità di agire autonomamente – ha detto Andreoni -. Per questo dobbiamo chiedere a Formigoni di comportarsi come hanno fatto in Puglia». Norma illusoria e contradditoria La proposta è stata avallata da don Virginio Colmegna, presidente della fondazione Casa della Carità, che ha rivolto un appello a chiunque condivida un giudizio negativo sulla norma in questione affinché si rivolga direttamente al governatore Formigoni per esprimere il proprio dissenso. «La nostra Regione si vanta di avere il sistema sanitario più avanzato d’Italia – ha detto don Colmegna -. Lo dimostri in questa circostanza smarcandosi da un provvedimento sbagliato».I motivi per cui la norma del pacchetto sicurezza è illusoria, contradditoria e senza fondamento sono stati ampiamente illustrati nel corso del dibattito. «Perché chiedere ai medici di denunciare gli irregolari – ha domandato Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dell’immigrazione all’Università Statale di Milano – quando lo Stato ha già un loro elenco con nomi, cognomi e indirizzi? In base all’ultimo decreto flussi, infatti, gli extracomunitari che hanno presentato domanda di regolarizzazione sono 740 mila. I loro dati sono già depositati nelle questure di tutta Italia. Se si volesse realmente contrastare l’immigrazione irregolare basterebbe questo. Il problema è che non sapremmo dove mettere queste persone, che tutte insieme equivalgono a due terzi di Milano. Anche perché, secondo i dati del Viminale aggiornati al gennaio 2009, i posti nei Centri di identificazione ed espulsione sono 1.160 mentre quelli nei Centri di prima accoglienza sono 4.169. E non dimentichiamoci di considerare tutti i datori di lavoro e le famiglie italiane che hanno presentato le domande di regolarizzazione, che di fatto risultano complici del reato di clandestinità».I paradossi giuridici della legge sono stati evidenziati da Alberto Guariso, dell’associazione Avvocati per niente. «Il reato di ingresso clandestino – ha spiegato Guariso – è in evidente contraddizione con l’articolo 2 del Testo unico sull’immigrazione, che è rimasto in vigore anche con la Bossi-Fini. Questo articolo prevede la tutela dei diritti fondamentali per gli stranieri presenti sul territorio italiano anche se privi del permesso di soggiorno. Ma com’è possibile che commettendo un reato, cioè varcare i confini illegalmente, possa far nascere dei diritti?».