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Esperienza

A San Vittore s’è compiuto il “miracolo” del Cardinale

Durante la visita all'Istituto di pena nel cuore di Milano un detenuto straniero ha chiesto all'Arcivescovo di farlo uscire e inaspettatamente...

di Luisa BOVE Redazione

12 Gennaio 2010

Il 22 dicembre scorso, nel pomeriggio, il cardinal Tettamanzi si è recato in visita ai detenuti di San Vittore, ma non si aspettava certo che il suo gesto di vicinanza potesse avere del “miracoloso”. Giunto all’istituto di pena nel cuore di Milano, l’Arcivescovo ha iniziato il suo giro tra i reparti intrattenendosi con i detenuti e pregando con loro. A un certo punto è entrato in una cella di dieci persone e uno di loro ha detto: «Eminenza, faccia un miracolo, io non esco più!». E il Cardinale, rivolgendosi al suo segretario, quasi a conferma di ciò che stava per rispondere, ha detto: «Ma io non sono capace di fare miracoli. Don Umberto diglielo che io non ne ho mai fatti». Risata generale, quindi l’Arcivescovo invita i presenti a recitare insieme una preghiera. Al termine il cardinal Tettamanzi distribuisce a tutti un’immaginetta e all’uomo (un cristiano ortodosso) che gli aveva chiesto il miracolo dice: «A te ne do due, una la tieni tu e l’altra la spedisci a casa tua». Quindi riprende il giro tra le celle stringendo mani, salutando, dicendo qualche parola di conforto. Il tempo è scaduto ed è ora di tornare in Arcivescovado, ma mentre sta per uscire si sente gridare dal quinto reparto: «Il miracolo Eminenza, il miracolo!». L’Arcivescovo quindi torna al cancello e trova l’uomo che gli dice: «Sono liberante». Il Cardinale è visibilmente commosso e stupito, intanto qualcuno gli dice scherzando: «Vede Eminenza, lei ancora prima di essere santo, ha già fatto un miracolo». Il 22 dicembre scorso, nel pomeriggio, il cardinal Tettamanzi si è recato in visita ai detenuti di San Vittore, ma non si aspettava certo che il suo gesto di vicinanza potesse avere del “miracoloso”. Giunto all’istituto di pena nel cuore di Milano, l’Arcivescovo ha iniziato il suo giro tra i reparti intrattenendosi con i detenuti e pregando con loro. A un certo punto è entrato in una cella di dieci persone e uno di loro ha detto: «Eminenza, faccia un miracolo, io non esco più!». E il Cardinale, rivolgendosi al suo segretario, quasi a conferma di ciò che stava per rispondere, ha detto: «Ma io non sono capace di fare miracoli. Don Umberto diglielo che io non ne ho mai fatti». Risata generale, quindi l’Arcivescovo invita i presenti a recitare insieme una preghiera. Al termine il cardinal Tettamanzi distribuisce a tutti un’immaginetta e all’uomo (un cristiano ortodosso) che gli aveva chiesto il miracolo dice: «A te ne do due, una la tieni tu e l’altra la spedisci a casa tua». Quindi riprende il giro tra le celle stringendo mani, salutando, dicendo qualche parola di conforto. Il tempo è scaduto ed è ora di tornare in Arcivescovado, ma mentre sta per uscire si sente gridare dal quinto reparto: «Il miracolo Eminenza, il miracolo!». L’Arcivescovo quindi torna al cancello e trova l’uomo che gli dice: «Sono liberante». Il Cardinale è visibilmente commosso e stupito, intanto qualcuno gli dice scherzando: «Vede Eminenza, lei ancora prima di essere santo, ha già fatto un miracolo».