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Esteri

Eppure l’Europa si muove

Il faticoso passaggio dai progetti alle opere

di Gianni BORSA Redazione

8 Aprile 2010

Talvolta, mettendo da parte i preconcetti e mostrando un po’ di buona volontà, è possibile comprendere meglio le dinamiche del processo di integrazione e pervenire a giudizi più documentati sull’Unione Europea. Una buona dose di pazienza è soprattutto richiesta qualora s’intendano conoscere da vicino i documenti, i progetti, le “strategie” di cui si stanno dotando i Ventisette per affrontare la crisi economica, per rispondere alle sfide globali, rafforzare il collante che tiene insieme tanti popoli e Stati così diversi tra loro, difendere il “modello sociale europeo”, cercando al contempo di svolgere un ruolo costruttivo (pace, democrazia, cooperazione) sulla scena mondiale.
Costanza e pazienza sono strumenti necessari perché, come tutti i documenti politici, anche quelli prodotti dall’Ue si dilungano in descrizioni finanziarie o statistiche, sfumature politiche, puntualizzazioni di carattere “diplomatico” o legislativo. Ciò vale per esempio – solo per stare ai temi più recenti – per le “Conclusioni” adottate dal summit dei capi di Stato e di governo Ue del 25 e 26 marzo, per le discussioni in corso allo scopo di definire il Budget 2010 e per il Programma di lavoro della Commissione, adottato il 31 marzo, riguardante quest’anno e il quinquennio in cui resterà in carica il secondo Esecutivo guidato da José Manuel Barroso.
Soffermandosi in particolare su quest’ultimo testo (60 pagine, di cui una quarantina di allegati), emergono quattro “assi portanti”, 34 “priorità strategiche” e 280 proposte cui dare operatività nei prossimi anni. “Questo documento traduce la volontà dell’Esecutivo di far uscire l’Europa dalla crisi economica e di dar vita a politiche che procurino vantaggi diretti ai cittadini”, ha spiegato Barroso nel tracciare le direttrici di lavoro della sua squadra. «Il nostro piano d’azione è ambizioso – ha aggiunto il presidente della Commissione -, ma con impegni realistici».
I capitoli principali del programma sono i seguenti: «lottare contro la crisi e difendere l’economia sociale di mercato europea», fondando le azioni attorno alla strategia Europa 2020 analizzata dal Consiglio europeo di fine marzo; «elaborare un progetto per i cittadini, ponendoli al centro delle politiche comunitarie»; «dar vita a un programma di politiche esterne coerenti, che rivestano una dimensione mondiale»; infine, «modernizzare strumenti e metodi di lavoro dell’Ue».
Entrando solo nel merito dei primi due capitoli si scopre che in ambito socio-economico si vuole rafforzare la vigilanza sui bilanci pubblici, creare misure di controllo dei mercati finanziari, nonché concretizzare le cinque “iniziative faro” di Europa 2020, relative a occupazione, ricerca e sviluppo, emissioni inquinanti, livelli di istruzione, inclusione sociale e lotta alla povertà. Per quanto riguarda “l’agenda dei cittadini”, invece, si implementeranno le misure relative alla sicurezza e al controllo sulle migrazioni, si procederà alla revisione della direttiva sull’orario di lavoro, si toccheranno i problemi della sostenibilità dei sistemi pensionistici e del mantenimento della biodiversità, si investiranno risorse per migliorare la capacità dell’Ue di reagire alle catastrofi naturali.
Tra i numerosi progetti elencati nel programma della Commissione ne figurano alcuni dedicati al sostegno all’innovazione tecnologica, altri alla mobilità dei giovani, altri ancora al contrasto della povertà oppure agli Obiettivi del millennio, al commercio estero, alle reti di trasporto, allo sviluppo delle regioni arretrate, alla politica agricola, agli approvvigionamenti energetici…
Progetti e strategie talvolta riguardano iniziative già in atto, in altri casi si tratta di novità assolute. Va poi osservato che il passaggio dai progetti “sulla carta” alle realizzazioni operative, che vadano ad effettivo vantaggio dei cittadini, il passo spesso è lungo e tortuoso. E non sempre i risultati sono assicurati. Eppure l’Europa si muove. Occorre piuttosto vigilare perché essa imbocchi la strada giusta, rispondente alla sua storia e ai valori di fondo che da 60 anni – Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 e successivi Trattati – la ispirano e la guidano. Talvolta, mettendo da parte i preconcetti e mostrando un po’ di buona volontà, è possibile comprendere meglio le dinamiche del processo di integrazione e pervenire a giudizi più documentati sull’Unione Europea. Una buona dose di pazienza è soprattutto richiesta qualora s’intendano conoscere da vicino i documenti, i progetti, le “strategie” di cui si stanno dotando i Ventisette per affrontare la crisi economica, per rispondere alle sfide globali, rafforzare il collante che tiene insieme tanti popoli e Stati così diversi tra loro, difendere il “modello sociale europeo”, cercando al contempo di svolgere un ruolo costruttivo (pace, democrazia, cooperazione) sulla scena mondiale.Costanza e pazienza sono strumenti necessari perché, come tutti i documenti politici, anche quelli prodotti dall’Ue si dilungano in descrizioni finanziarie o statistiche, sfumature politiche, puntualizzazioni di carattere “diplomatico” o legislativo. Ciò vale per esempio – solo per stare ai temi più recenti – per le “Conclusioni” adottate dal summit dei capi di Stato e di governo Ue del 25 e 26 marzo, per le discussioni in corso allo scopo di definire il Budget 2010 e per il Programma di lavoro della Commissione, adottato il 31 marzo, riguardante quest’anno e il quinquennio in cui resterà in carica il secondo Esecutivo guidato da José Manuel Barroso.Soffermandosi in particolare su quest’ultimo testo (60 pagine, di cui una quarantina di allegati), emergono quattro “assi portanti”, 34 “priorità strategiche” e 280 proposte cui dare operatività nei prossimi anni. “Questo documento traduce la volontà dell’Esecutivo di far uscire l’Europa dalla crisi economica e di dar vita a politiche che procurino vantaggi diretti ai cittadini”, ha spiegato Barroso nel tracciare le direttrici di lavoro della sua squadra. «Il nostro piano d’azione è ambizioso – ha aggiunto il presidente della Commissione -, ma con impegni realistici».I capitoli principali del programma sono i seguenti: «lottare contro la crisi e difendere l’economia sociale di mercato europea», fondando le azioni attorno alla strategia Europa 2020 analizzata dal Consiglio europeo di fine marzo; «elaborare un progetto per i cittadini, ponendoli al centro delle politiche comunitarie»; «dar vita a un programma di politiche esterne coerenti, che rivestano una dimensione mondiale»; infine, «modernizzare strumenti e metodi di lavoro dell’Ue».Entrando solo nel merito dei primi due capitoli si scopre che in ambito socio-economico si vuole rafforzare la vigilanza sui bilanci pubblici, creare misure di controllo dei mercati finanziari, nonché concretizzare le cinque “iniziative faro” di Europa 2020, relative a occupazione, ricerca e sviluppo, emissioni inquinanti, livelli di istruzione, inclusione sociale e lotta alla povertà. Per quanto riguarda “l’agenda dei cittadini”, invece, si implementeranno le misure relative alla sicurezza e al controllo sulle migrazioni, si procederà alla revisione della direttiva sull’orario di lavoro, si toccheranno i problemi della sostenibilità dei sistemi pensionistici e del mantenimento della biodiversità, si investiranno risorse per migliorare la capacità dell’Ue di reagire alle catastrofi naturali.Tra i numerosi progetti elencati nel programma della Commissione ne figurano alcuni dedicati al sostegno all’innovazione tecnologica, altri alla mobilità dei giovani, altri ancora al contrasto della povertà oppure agli Obiettivi del millennio, al commercio estero, alle reti di trasporto, allo sviluppo delle regioni arretrate, alla politica agricola, agli approvvigionamenti energetici…Progetti e strategie talvolta riguardano iniziative già in atto, in altri casi si tratta di novità assolute. Va poi osservato che il passaggio dai progetti “sulla carta” alle realizzazioni operative, che vadano ad effettivo vantaggio dei cittadini, il passo spesso è lungo e tortuoso. E non sempre i risultati sono assicurati. Eppure l’Europa si muove. Occorre piuttosto vigilare perché essa imbocchi la strada giusta, rispondente alla sua storia e ai valori di fondo che da 60 anni – Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 e successivi Trattati – la ispirano e la guidano.