Share

Avvento

Religione, un’ora che educa

Il cardinale Tettamanzi scrive una lettera natalizia agli insegnanti esprimendo stima e gratitudine per il loro specifico servizio in una materia in cui risulta «profondo» il «raccordo tra istruzione ed educazione»

16 Dicembre 2009

In occasione del Natale il cardinale Dionigi Tettamanzi scrive una sua lettera anche agli insegnanti di religione per esprimere loro – a nome non solo suo, ma di tutta la Chiesa ambrosiana – un augurio cordiale e la stima e la gratitudine per il loro lavoro. Un apprezzamento per il servizio specifico che i docenti rendono alla scuola con l’insegnamento della religione cattolica, che si basa su molteplici ragioni. Innanzitutto, scrive l’Arcivescovo, «voi rendete “intelligibile” il ricchissimo patrimonio storico-culturale del nostro Paese, come pure di altri Paesi, non solo dell’Occidente: è un patrimonio che in larghissima misura è nato e si è sviluppato a partire dal fatto religioso e dalla fede cristiana».
A proposito della «fecondità storico-culturale della fede cristiana», l’Arcivescovo si riferisce anche «alle molteplici manifestazioni e opere di servizio sociale che si sono sviluppate nel nostro Paese, nella logica della giustizia e della carità cristiana, verso le più diverse situazioni di povertà, di ingiustizia, di malattia e di sofferenza». E anche «su questo singolare e vivente patrimonio storico-culturale l’insegnamento della religione cattolica può efficacemente proiettare la sua luce e dischiudere nuovi cammini».
Un altro motivo di apprezzamento, del servizio specifico nella scuola da parte degli insegnanti di religione, il Cardinale lo trova «nel profondo raccordo tra istruzione ed educazione». «La prospettiva religiosa infatti, poiché per natura rinviene propriamente le sue radici nell’interiorità della persona e si apre a raggiungere la totalità della vita, costringe in una maniera più forte a non disgiungere mai l’insegnamento dall’educazione».
Dopo queste sottolineature, nella lettera di Natale agli insegnanti di religione segue un invito: «Sia l’amore sincero verso i ragazzi la premessa indispensabile e insieme il frutto maturo del vostro specifico servizio nella scuola – scrive -. La vostra stessa esperienza quotidiana saprà suggerire i tanti sentimenti e gesti con cui intessere di amore libero e sincero l’insegnamento ai vostri studenti. Penso all’ascolto di cui hanno bisogno; alla fiducia che meritano i loro talenti per aprirsi al futuro; alla vicinanza reale rivolta a tutti indistintamente e capace di trasformarsi in autentico “accompagnamento”, anzi in “condivisione”, specie nei momenti difficili o di crisi; al riconoscimento rispettoso della libertà della loro coscienza e insieme all’appello alla vera libertà, che è sinonimo di responsabilità; al richiamo necessario e alla correzione motivata. Penso in particolare al valore educativo, tanto faticoso quanto indispensabile, del riconoscimento stesso dell’autorità: auspico che possiate esercitarla in modo dolce, umile, persuasivo, ma insieme forte; forte della autorevolezza che scaturisce, credibile ed efficace, dalla personale testimonianza di vita». In occasione del Natale il cardinale Dionigi Tettamanzi scrive una sua lettera anche agli insegnanti di religione per esprimere loro – a nome non solo suo, ma di tutta la Chiesa ambrosiana – un augurio cordiale e la stima e la gratitudine per il loro lavoro. Un apprezzamento per il servizio specifico che i docenti rendono alla scuola con l’insegnamento della religione cattolica, che si basa su molteplici ragioni. Innanzitutto, scrive l’Arcivescovo, «voi rendete “intelligibile” il ricchissimo patrimonio storico-culturale del nostro Paese, come pure di altri Paesi, non solo dell’Occidente: è un patrimonio che in larghissima misura è nato e si è sviluppato a partire dal fatto religioso e dalla fede cristiana».A proposito della «fecondità storico-culturale della fede cristiana», l’Arcivescovo si riferisce anche «alle molteplici manifestazioni e opere di servizio sociale che si sono sviluppate nel nostro Paese, nella logica della giustizia e della carità cristiana, verso le più diverse situazioni di povertà, di ingiustizia, di malattia e di sofferenza». E anche «su questo singolare e vivente patrimonio storico-culturale l’insegnamento della religione cattolica può efficacemente proiettare la sua luce e dischiudere nuovi cammini».Un altro motivo di apprezzamento, del servizio specifico nella scuola da parte degli insegnanti di religione, il Cardinale lo trova «nel profondo raccordo tra istruzione ed educazione». «La prospettiva religiosa infatti, poiché per natura rinviene propriamente le sue radici nell’interiorità della persona e si apre a raggiungere la totalità della vita, costringe in una maniera più forte a non disgiungere mai l’insegnamento dall’educazione».Dopo queste sottolineature, nella lettera di Natale agli insegnanti di religione segue un invito: «Sia l’amore sincero verso i ragazzi la premessa indispensabile e insieme il frutto maturo del vostro specifico servizio nella scuola – scrive -. La vostra stessa esperienza quotidiana saprà suggerire i tanti sentimenti e gesti con cui intessere di amore libero e sincero l’insegnamento ai vostri studenti. Penso all’ascolto di cui hanno bisogno; alla fiducia che meritano i loro talenti per aprirsi al futuro; alla vicinanza reale rivolta a tutti indistintamente e capace di trasformarsi in autentico “accompagnamento”, anzi in “condivisione”, specie nei momenti difficili o di crisi; al riconoscimento rispettoso della libertà della loro coscienza e insieme all’appello alla vera libertà, che è sinonimo di responsabilità; al richiamo necessario e alla correzione motivata. Penso in particolare al valore educativo, tanto faticoso quanto indispensabile, del riconoscimento stesso dell’autorità: auspico che possiate esercitarla in modo dolce, umile, persuasivo, ma insieme forte; forte della autorevolezza che scaturisce, credibile ed efficace, dalla personale testimonianza di vita». – – Il Natale nelle scuole