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Educazione

Scuola cattolica, la fatica di crescere

Cssc: il 14 novembre Giornata e XI Rapporto su "La scuola della persona"

a cura di di M. Michela NICOLAIS Redazione

13 Novembre 2009

«Promuovere la riflessione delle scuole cattoliche sui processi educativi e diffondere le migliori pratiche, coinvolgendo tutte le componenti della comunità educante, ma anche sviluppare e approfondire la cultura della qualità nelle scuole cattoliche, anche alla luce dei recenti corsi di formazione di docenti e operatori».
Questi gli obiettivi dei due appuntamenti in programma il 14 novembre, per iniziativa del Centro studi scuola cattolica (Cssc). “La scuola della persona” sarà il tema della seconda giornata pedagogica della scuola cattolica italiana, che si terrà sabato 14 novembre a Roma. Nella stessa occasione sarà presentato anche il Rapporto sulla scuola cattolica, dedicato al soggetto fondamentale dell’azione educativa: la persona. La giornata pedagogica – ricordano i promotori – si ricollega all’ambito di impegno della «diffusione della cultura della qualità» fra tutte le componenti della scuola cattolica che Benedetto XVI ha voluto affidare al Cssc in occasione del decennale. Al “momento di incontro di tutte le componenti della scuola cattolica” (insegnanti, dirigenti, gestori, genitori e alunni) parteciperanno le scuole cattoliche di ogni ordine e grado: dalla scuola dell’infanzia, alla primaria, alla secondaria di 1° grado e di 2° grado, fino alla formazione professionale di ispirazione cristiana. «Promuovere la riflessione delle scuole cattoliche sui processi educativi e diffondere le migliori pratiche, coinvolgendo tutte le componenti della comunità educante, ma anche sviluppare e approfondire la cultura della qualità nelle scuole cattoliche, anche alla luce dei recenti corsi di formazione di docenti e operatori».Questi gli obiettivi dei due appuntamenti in programma il 14 novembre, per iniziativa del Centro studi scuola cattolica (Cssc). “La scuola della persona” sarà il tema della seconda giornata pedagogica della scuola cattolica italiana, che si terrà sabato 14 novembre a Roma. Nella stessa occasione sarà presentato anche il Rapporto sulla scuola cattolica, dedicato al soggetto fondamentale dell’azione educativa: la persona. La giornata pedagogica – ricordano i promotori – si ricollega all’ambito di impegno della «diffusione della cultura della qualità» fra tutte le componenti della scuola cattolica che Benedetto XVI ha voluto affidare al Cssc in occasione del decennale. Al “momento di incontro di tutte le componenti della scuola cattolica” (insegnanti, dirigenti, gestori, genitori e alunni) parteciperanno le scuole cattoliche di ogni ordine e grado: dalla scuola dell’infanzia, alla primaria, alla secondaria di 1° grado e di 2° grado, fino alla formazione professionale di ispirazione cristiana. Il principio ricorrente Giunto al compimento del suo primo decennio di attività e nell’intento di dare sistematicità alla propria proposta, il Cssc ha scelto di dedicare l’XI Rapporto al tema della persona. Le ricerche degli ultimi anni, infatti, «hanno unanimemente documentato come la centralità della persona sia il principio ricorrente in tutti i progetti educativi e sia al tempo stesso anche il valore più riconosciuto da coloro che vivono nella suola, dagli insegnanti agli studenti, come di fatto praticato e perseguito nell’azione educativa quotidiana». Di qui la scelta del Cssc di «soffermare l’attenzione sulla pedagogia della persona quale teoria educativa propria delle scuole cattoliche». Comunità aperta Il rapporto educativo – si legge in una ricerca del Cssc, attorno alla quale si articola l’XI Rapporto – consiste nel «cercare di realizzare un equilibrio dinamico tra, da una parte, dare fiducia, calore, supporto e, dall’altra, proporre valori e regole di convivenza e stabilire insieme progetti di vita». L’educatore, inoltre, «dovrà aiutare a superare l’illusione che tutto possa essere indolore: non può pensare di sostituirsi al giovane nella fatica di crescere e non potrà evitare di rischiare i risultati della sua azione e del suo successo con i suoi studenti, rinunciando a ogni sicurezza che possa venire dal ruolo occupato».Se ci si pone dal punto di vista dello studente, «la preoccupazione fondamentale consisterà nell’aiutarlo ad acquisire la capacità sia di apprendere significativamente, sia di apprendere ad apprendere, allargando gli orizzonti individuali di conoscenza, senso, azione e vita, e animandolo a utilizzare molteplici approcci cognitivi allo scopo di acquisire apprendimenti sempre più flessibilmente organizzati e significativi sul piano umano». La scuola, in altre parole, «è da considerarsi efficace sul piano formativo non per la validità della cultura preconfezionata che trasmette quanto per la sete di conoscere che suscita, per le attitudini che promuove, per i metodi che insegna e per la capacità di fare cultura che sa sviluppare negli educandi in modo che diventi un loro stile di vita». Centrale in questa nuova paidèia è la «ricerca di una sinergia tra le competenze scientifiche e tecnologiche e una solida formazione umanistica», in modo da «assicurare la piena maturazione della persona umana, una pacifica e responsabile convivenza civile e lo sviluppo equo e sostenibile dei popoli». Le buone prassi «Motivare la scelta della centralità della persona come metodo pedagogico più appropriato per la scuola cattolica; esplicitare le modalità con cui la centralità della persona si traduce in pratica educativa e didattica quotidiana; collocare l’attenzione alla persona nel contesto della comunità educante di scuola cattolica e nella sua specifica identità ecclesiale». Questi gli obiettivi principali del Rapporto, che si propone inoltre di «identificare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo di ogni persona all’interno della scuola e le risorse che invece possono utilmente intervenire per favorirlo; fare proposte concrete per diffondere sempre più l’attenzione alla persona attraverso la raccolta di buone prassi; collegare la pedagogia della persona al contesto educativo attuale, segnato da fattori di crisi e di emergenza ma anche di evoluzione e speranza».In concreto, ciò implica la capacità di «approfondire la questione del passaggio dall’insegnamento all’apprendimento; fare ricorso a tutte le modalità dell’apprendimento senza trascurare le valenze operative e affettive del sapere; rendere partecipi gli studenti e gli allievi delle pratiche di valutazione». Anche il formare alla cittadinanza democratica si presenta, si legge nella ricerca, «come istanza particolarmente urgente nella presente stagione della condizione giovanile, caratterizzata da manifestazioni di grave disaffezione verso la politica».