Sirio 19-25 marzo 2024
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Decanato

Somma Lombardo, la morsa della crisi

Ieri l'Arcivescovo�ha concluso la visita pastorale. Un territorio particolare, con comunità grandi e altre piccolissime, che soffrono il�graduale svuotamento

di Maria Teresa ANTOGNAZZA Redazione

30 Novembre 2009

Si è conclusa ieri, con una solenne celebrazione eucaristica a Vergiate, presso la struttura del Villaggio del Fanciullo, la visita pastorale dell’Arcivescovo al decanato di Somma Lombardo. Il cardinale Tettamanzi, che martedì aveva incontrato tutti i sacerdoti, i rappresentanti dei consigli pastorali e dei consigli per gli affari economici che vivono e operano nelle 22 parrocchie che compongono questa porzione di Chiesa del Varesotto, ha rivolto il suo saluto ai fedeli del territorio.
«Noi siamo un decanato molto particolare, distribuito su 8 Comuni – spiega il prevosto di Sant’Agnese e decano, don Franco Gallivanone – con parrocchie molto grandi come quella centrale di Somma, che conta 11.500 abitanti, e poi realtà piccolissime, dove vivono 15 o 20 persone, che soffrono il progressivo svuotamento dei propri paesi, anche in seguito ai processi di delocalizzazione delle aree confinanti con l’aeroporto di Malpensa».
Stretto fra Gallarate e Sesto Calende e con un’intera porzione di territorio affacciata sul fiume Ticino, il decanato sommese vive da tempo il paradosso di una condizione sociale caratterizzata in passato da un certo benessere e agiatezza, messa ora alla prova dalla morsa della crisi economica e del lavoro, strettamente dipendente dall’aeroporto. «Si tratta di una condizione molto problematica – commenta il decano – che viene abbastanza assorbita dal tessuto delle famiglie italiane mentre assume contorni drammatici quando tocca le fasce di migranti: ci sono persone che magari contavano su due lavori e che improvvisamente si trovano a non avere più nessun punto di appoggio, con fabbriche in crisi e il denaro che cala». Legato a doppio filo con i destini di Malpensa anche il mercato della casa vive momenti difficili: «Abbiamo tantissime case sfitte, soprattutto a Somma, e una miriade di appartamenti microscopici, di 40-50 metri quadrati, costruiti su misura del personale aeroportuale, che non possono creare residenzialità. Chi si sposa a Somma e pensa di allargare la famiglia non riesce a trovare nulla di adatto. E di questo risente molto la vita pastorale, che ha invece nella residenzialità uno dei suoi cardini».
Anche il decanato di Somma intanto sta diventando una società caratterizzata da tante presenze etniche, anche se non si avvertono tensioni particolari, per esempio con la comunità islamica, come invece accade nelle città vicine. «I vari gruppi di stranieri, che pure sono presenti, generalmente non hanno luoghi di ritrovo, ma si spostano verso Sesto, Busto o Gallarate. C’è solo un punto di forte convergenza delle badanti ucraine, un luogo vicino all’ospedale, da dove ogni settimana parte un pulmino diretto verso la loro terra, che facilita lo scambio con le famiglie lontane. Per il resto dei gruppi etnici, invece, la stessa conformazione sociale della città di Somma, con la presenza di tanti cortili, spesso nasconde molte situazioni che non vengono alla luce». I contatti con le parrocchie ci sono, ma sono indirizzati soprattutto alla richiesta di aiuti ai centri di ascolto Caritas oppure sono rappresentanti dalle numerose presenze dei ragazzini negli oratori. Esiste anche una scuola di italiano per gli stranieri, promossa da un’associazione cittadina.
Cambia il volto delle città e dei paesi e cambia fisionomia anche la Chiesa. «Proprio l’estrema diversità e consistenza numerica delle nostre parrocchie – spiega don Gallivanone – ci spinge a lavorare sempre più insieme: è un’esigenza sia delle realtà piccole, che altrimenti rischiano di scomparire o soffocare, sia delle parrocchie più grandi che possono così condividere le proprie risorse». La strada è segnata e va nella direzione della costituzione di comunità pastorali. «Attualmente ne esiste una sola, ma stiamo lavorando per costituirne altre. Facendo la visita pastorale in questi mesi ho proprio avvertito in tutti l’esigenza di camminare in questa prospettiva». Si è conclusa ieri, con una solenne celebrazione eucaristica a Vergiate, presso la struttura del Villaggio del Fanciullo, la visita pastorale dell’Arcivescovo al decanato di Somma Lombardo. Il cardinale Tettamanzi, che martedì aveva incontrato tutti i sacerdoti, i rappresentanti dei consigli pastorali e dei consigli per gli affari economici che vivono e operano nelle 22 parrocchie che compongono questa porzione di Chiesa del Varesotto, ha rivolto il suo saluto ai fedeli del territorio.«Noi siamo un decanato molto particolare, distribuito su 8 Comuni – spiega il prevosto di Sant’Agnese e decano, don Franco Gallivanone – con parrocchie molto grandi come quella centrale di Somma, che conta 11.500 abitanti, e poi realtà piccolissime, dove vivono 15 o 20 persone, che soffrono il progressivo svuotamento dei propri paesi, anche in seguito ai processi di delocalizzazione delle aree confinanti con l’aeroporto di Malpensa».Stretto fra Gallarate e Sesto Calende e con un’intera porzione di territorio affacciata sul fiume Ticino, il decanato sommese vive da tempo il paradosso di una condizione sociale caratterizzata in passato da un certo benessere e agiatezza, messa ora alla prova dalla morsa della crisi economica e del lavoro, strettamente dipendente dall’aeroporto. «Si tratta di una condizione molto problematica – commenta il decano – che viene abbastanza assorbita dal tessuto delle famiglie italiane mentre assume contorni drammatici quando tocca le fasce di migranti: ci sono persone che magari contavano su due lavori e che improvvisamente si trovano a non avere più nessun punto di appoggio, con fabbriche in crisi e il denaro che cala». Legato a doppio filo con i destini di Malpensa anche il mercato della casa vive momenti difficili: «Abbiamo tantissime case sfitte, soprattutto a Somma, e una miriade di appartamenti microscopici, di 40-50 metri quadrati, costruiti su misura del personale aeroportuale, che non possono creare residenzialità. Chi si sposa a Somma e pensa di allargare la famiglia non riesce a trovare nulla di adatto. E di questo risente molto la vita pastorale, che ha invece nella residenzialità uno dei suoi cardini».Anche il decanato di Somma intanto sta diventando una società caratterizzata da tante presenze etniche, anche se non si avvertono tensioni particolari, per esempio con la comunità islamica, come invece accade nelle città vicine. «I vari gruppi di stranieri, che pure sono presenti, generalmente non hanno luoghi di ritrovo, ma si spostano verso Sesto, Busto o Gallarate. C’è solo un punto di forte convergenza delle badanti ucraine, un luogo vicino all’ospedale, da dove ogni settimana parte un pulmino diretto verso la loro terra, che facilita lo scambio con le famiglie lontane. Per il resto dei gruppi etnici, invece, la stessa conformazione sociale della città di Somma, con la presenza di tanti cortili, spesso nasconde molte situazioni che non vengono alla luce». I contatti con le parrocchie ci sono, ma sono indirizzati soprattutto alla richiesta di aiuti ai centri di ascolto Caritas oppure sono rappresentanti dalle numerose presenze dei ragazzini negli oratori. Esiste anche una scuola di italiano per gli stranieri, promossa da un’associazione cittadina.Cambia il volto delle città e dei paesi e cambia fisionomia anche la Chiesa. «Proprio l’estrema diversità e consistenza numerica delle nostre parrocchie – spiega don Gallivanone – ci spinge a lavorare sempre più insieme: è un’esigenza sia delle realtà piccole, che altrimenti rischiano di scomparire o soffocare, sia delle parrocchie più grandi che possono così condividere le proprie risorse». La strada è segnata e va nella direzione della costituzione di comunità pastorali. «Attualmente ne esiste una sola, ma stiamo lavorando per costituirne altre. Facendo la visita pastorale in questi mesi ho proprio avvertito in tutti l’esigenza di camminare in questa prospettiva». Sono 22 parrocchie e una Comunità pastorale – Il decanato di Somma Lombardo, Zona pastorale Seconda di Varese, è formato da 22 parrocchie distribuite in 8 Comuni. Gli abitanti sono oltre 46 mila. Ad Arsago Seprio e Casorate si è formata una comunità pastorale, mentre nelle quattro aree in cui è suddiviso il decanato ci sono sette unità pastorali fra parrocchie: a Casale Litta, due a Mornago, due a Somma Lombardo, una Vizzola Ticino e una a Vergiate. – Un’identità ritrovata nella spiritualità e nella formazione

Il decano don Franco Gallivanone