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Formazione

I laici per la Chiesa di domani

Con monsignor Luigi Manganini tracciamo un bilancio dell'iniziativa promossa nell'anno 2009-2010 che prevedeva nelle zone pastorali un percorso per i fedeli impegnati. «Abbiamo iniziato un lavoro che andrà portato avanti». Nasce l'idea di una nuova visita alle famiglie

di Luisa BOVE Redazione

24 Giugno 2010

Per la prima volta nell’anno pastorale 2009-10 la diocesi ha promosso la Settimana di formazione di base dei laici per «favorire una più intensa comunione di intenti tra chi, nella varietà dei compiti e dei servizi, condividere l’impegno della missione evangelizzatrice della Chiesa di Milano», scriveva il cardinale Dionigi Tettamanzi nella sua lettera ai fedeli «Pietre vive». L’Arcivescovo pensava a un «rinnovato protagonismo dei laici», specie in questo tempo di grande secolarismo e di scristianizzazione diffusa. Le Settimane di formazione, realizzate nelle sette zone pastorali, sono state promosse dal Servizio per la Catechesi della diocesi, che fa capo a monsignor Luigi Manganini, Vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i sacramenti, in collaborazione con l’Azione Cattolica ambrosiana. «Lo scopo era quello di far prendere coscienza della valenza battesimale della vita cristiana – spiega monsignor Manganini -, con una proposta era rivolta non solo ai soliti operatori pastorali, ma a figure nuove, in particolare a quei laici che non sono immediatamente impegnati in attività pastorali, ma secolari, nel lavoro, nella professione…».

E in questo intento siete riusciti?
Le Settimane erano organizzate nelle zone pastorali e devo dire che alcune sono riuscite molto bene e abbiamo “sfondato”, anche grazie alle persone che si sono impegnate a fondo nell’organizzazione. In questi casi abbiamo ottenuto buoni risultati, meno dove la diffusione dell’iniziativa non è stata molto curata. Nell’insieme però, per essere la prima esperienza, possiamo essere contenti: abbiamo iniziato un lavoro che andrà portato avanti.

Il bilancio è dunque positivo?
Direi di sì, anche se speravamo qualcosa di più. Ma essere riusciti a realizzarle in tutte le zone (anche in due edizioni) con cicli di più incontri è positivo. Ci accorgiamo in effetti che oggi nei laici c’è il desiderio di un rinnovamento. Avendo una conoscenza storica del Sinodo 47° faccio un paragone con quanto avvenuto allora in diocesi. Quando c’è stata la consultazione ho visto che i laici hanno fatto un bel lavoro e i Consigli pastorali si sono molto impegnati. Il clero era ancora un po’ “freddino”, mentre i laici si sono gettati a capofitto dando buoni risultati, che hanno portato alla stesura di documenti e in particolare dello Strumento di lavoro del Sinodo.

Tornando alla Settimana di formazione, su che cosa avete puntato?
C’erano temi di base, in particolare la coscienza della Chiesa locale, la diocesanità, la dimensione secolare dell’esistenza, la corresponsabilità… Lo sbocco al termine del percorso era quello di fare in modo che i laici si impegnassero non tanto negli ambiti della pastorale, ma nel civile e da cristiani. Ma la Settimana ha dato “ossigeno” anche ai nostri Consigli pastorali tenendo conto che saranno rinnovati l’anno prossimo nella terza domenica di ottobre. Occorre infatti un ricambio, introdurre figure nuove, con tutto il rispetto per chi ha lavorato finora.

Avete intenzione di riproporre l’esperienza della Settimana di formazione anche l’anno prossimo?
Nel prossimo anno pastorale 2010-11 no. Invece un tema che sarà preso in considerazione è quello della visita alle famiglie realizzata con la collaborazione dei laici, ma non per portare gli auguri di Natale perché il parroco non può andare per la benedizione. L’idea è di una visita, con la consapevolezza di rappresentare la comunità cristiana. Il futuro della Chiesa, pur legato al sacramento dell’Ordine, va pensato sempre di più anche in riferimento al sacramento del battesimo, o meglio, ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Questa è la Chiesa del domani.

Ma non era anche quella del Concilio Vaticano II?
Certo. Però bisogna educare la gente e i nostri preti a comprendere come la Chiesa è presente anche se non c’è il ministro ordinato, ma dove “uno o più sono radunati nel nome di Gesù” e in comunione col Vescovo, altrimenti è una chiesuola. I laici hanno un’importante funzione nella Chiesa: innanzitutto quella di ordinare le cose secondo Dio con la loro presenza nella realtà secolare. Per la prima volta nell’anno pastorale 2009-10 la diocesi ha promosso la Settimana di formazione di base dei laici per «favorire una più intensa comunione di intenti tra chi, nella varietà dei compiti e dei servizi, condividere l’impegno della missione evangelizzatrice della Chiesa di Milano», scriveva il cardinale Dionigi Tettamanzi nella sua lettera ai fedeli «Pietre vive». L’Arcivescovo pensava a un «rinnovato protagonismo dei laici», specie in questo tempo di grande secolarismo e di scristianizzazione diffusa. Le Settimane di formazione, realizzate nelle sette zone pastorali, sono state promosse dal Servizio per la Catechesi della diocesi, che fa capo a monsignor Luigi Manganini, Vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i sacramenti, in collaborazione con l’Azione Cattolica ambrosiana. «Lo scopo era quello di far prendere coscienza della valenza battesimale della vita cristiana – spiega monsignor Manganini -, con una proposta era rivolta non solo ai soliti operatori pastorali, ma a figure nuove, in particolare a quei laici che non sono immediatamente impegnati in attività pastorali, ma secolari, nel lavoro, nella professione…».E in questo intento siete riusciti?Le Settimane erano organizzate nelle zone pastorali e devo dire che alcune sono riuscite molto bene e abbiamo “sfondato”, anche grazie alle persone che si sono impegnate a fondo nell’organizzazione. In questi casi abbiamo ottenuto buoni risultati, meno dove la diffusione dell’iniziativa non è stata molto curata. Nell’insieme però, per essere la prima esperienza, possiamo essere contenti: abbiamo iniziato un lavoro che andrà portato avanti.Il bilancio è dunque positivo?Direi di sì, anche se speravamo qualcosa di più. Ma essere riusciti a realizzarle in tutte le zone (anche in due edizioni) con cicli di più incontri è positivo. Ci accorgiamo in effetti che oggi nei laici c’è il desiderio di un rinnovamento. Avendo una conoscenza storica del Sinodo 47° faccio un paragone con quanto avvenuto allora in diocesi. Quando c’è stata la consultazione ho visto che i laici hanno fatto un bel lavoro e i Consigli pastorali si sono molto impegnati. Il clero era ancora un po’ “freddino”, mentre i laici si sono gettati a capofitto dando buoni risultati, che hanno portato alla stesura di documenti e in particolare dello Strumento di lavoro del Sinodo.Tornando alla Settimana di formazione, su che cosa avete puntato?C’erano temi di base, in particolare la coscienza della Chiesa locale, la diocesanità, la dimensione secolare dell’esistenza, la corresponsabilità… Lo sbocco al termine del percorso era quello di fare in modo che i laici si impegnassero non tanto negli ambiti della pastorale, ma nel civile e da cristiani. Ma la Settimana ha dato “ossigeno” anche ai nostri Consigli pastorali tenendo conto che saranno rinnovati l’anno prossimo nella terza domenica di ottobre. Occorre infatti un ricambio, introdurre figure nuove, con tutto il rispetto per chi ha lavorato finora.Avete intenzione di riproporre l’esperienza della Settimana di formazione anche l’anno prossimo?Nel prossimo anno pastorale 2010-11 no. Invece un tema che sarà preso in considerazione è quello della visita alle famiglie realizzata con la collaborazione dei laici, ma non per portare gli auguri di Natale perché il parroco non può andare per la benedizione. L’idea è di una visita, con la consapevolezza di rappresentare la comunità cristiana. Il futuro della Chiesa, pur legato al sacramento dell’Ordine, va pensato sempre di più anche in riferimento al sacramento del battesimo, o meglio, ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Questa è la Chiesa del domani.Ma non era anche quella del Concilio Vaticano II?Certo. Però bisogna educare la gente e i nostri preti a comprendere come la Chiesa è presente anche se non c’è il ministro ordinato, ma dove “uno o più sono radunati nel nome di Gesù” e in comunione col Vescovo, altrimenti è una chiesuola. I laici hanno un’importante funzione nella Chiesa: innanzitutto quella di ordinare le cose secondo Dio con la loro presenza nella realtà secolare. – – Coinvolti un migliaio di adulti – Temi ancora da approfondire – A Lecco, occasione di comunione