Sirio 06-12 maggio 2024
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Giornata del malato

«Mettere al centro la persona del paziente»

L'ha detto l'Arcivescovo nel corso della sua prima visita all'Istituto Europeo di Oncologia: «Il paziente è una persona che ha una rete di relazioni prima di tutto familiari»

11 Febbraio 2010

«Trovo interessante il passaggio dalla centralità del medico a quella del paziente»: così si è espresso il cardinale Tettamanzi nel corso della sua visita odierna all’Istituto Europeo di Oncologia, in occasione della Giornata mondiale del Malato. Per la prima volta allo Ieo, l’Arcivescovo ha benedetto lo Ieo 2, il nuovo centro diurno che sarà inaugurato nei prossimi mesi, in grado di curare quasi un migliaio di pazienti al giorno con cinque sale operatorie, 50 studi medici diagnostici, grandi spazi per chemio e radioterapia e una medicina nucleare avanzatissima.
Ad accogliere il Cardinale, il direttore scientifico Umberto Veronesi, il presidente Carlo Buora, il direttore sanitario Leonardo La Pietra e il direttore generale Stefano Michelini. Dopo la benedizione dello Ieo 2, l’Arcivescovo ha visitato i reparti e portato il suo saluto ai pazienti. Dopo una breve sosta nella cappella, Tettamanzi ha incontrato in sala convegni i medici, il personale sanitario, i pazienti, i familiari e i volontari.
«Accogliamo con grande gioia la visita del cardinale Tettamanzi», ha spiegato Veronesi, che poi ha aggiunto: «Questo ospedale mette al centro il paziente, non il medico»; per questo «diamo ai pazienti la possibilità di vedere sempre i familiari. L’ora di visita di altri ospedali è una vergogna, l’ospedale non è un carcere». Rivolgendosi a Tettamanzi, ha poi concluso: «Lei mi ha trasmesso il rispetto delle idee di chi non la pensa come noi ed è un insegnamento che non dimenticherò mai».
Nel suo intervento il Cardinale ha sottolineato: «Finalmente sono venuto in questo famoso istituto e ho potuto vederlo con i miei occhi. Purtroppo il mio tempo qui è limitato, ma questa permanenza mi ha aiutato a conoscere più a fondo questa realtà». L’Arcivescovo ha trovato interessante appunto «il passaggio dalla centralità del medico a quella del paziente, qualificato come una persona che ha una rete di relazioni prima di tutto famigliari».
Il Cardinale ha poi illustrato la parabola del buon samaritano: «La strada da Gerusalemme a Gerico è la strada di tutti, della vita di ciascuno. Il sacerdote e il levita passano oltre, finiscono per cadere nell’indifferenza». Questo insegna che «non basta vedere con gli occhi, bisogna vedere col cuore ed è quanto avviene allo straniero, al samaritano, che vede in un modo profondo. È qui che scatta la compassione». Secondo Tettamanzi «c’è una sfida che riguarda la scienza, la tecnica, l’economia. Salute e vita dipendono anche da tutte queste cose, che io chiamerei impegno scientifico. Ma l’altra sfida, quella risolutiva, è rivolta alla nostra umanità, al vedere l’altro con gli occhi dell’io più profondo. L’umanità è un dono che Dio fa a tutti». «Trovo interessante il passaggio dalla centralità del medico a quella del paziente»: così si è espresso il cardinale Tettamanzi nel corso della sua visita odierna all’Istituto Europeo di Oncologia, in occasione della Giornata mondiale del Malato. Per la prima volta allo Ieo, l’Arcivescovo ha benedetto lo Ieo 2, il nuovo centro diurno che sarà inaugurato nei prossimi mesi, in grado di curare quasi un migliaio di pazienti al giorno con cinque sale operatorie, 50 studi medici diagnostici, grandi spazi per chemio e radioterapia e una medicina nucleare avanzatissima.Ad accogliere il Cardinale, il direttore scientifico Umberto Veronesi, il presidente Carlo Buora, il direttore sanitario Leonardo La Pietra e il direttore generale Stefano Michelini. Dopo la benedizione dello Ieo 2, l’Arcivescovo ha visitato i reparti e portato il suo saluto ai pazienti. Dopo una breve sosta nella cappella, Tettamanzi ha incontrato in sala convegni i medici, il personale sanitario, i pazienti, i familiari e i volontari.«Accogliamo con grande gioia la visita del cardinale Tettamanzi», ha spiegato Veronesi, che poi ha aggiunto: «Questo ospedale mette al centro il paziente, non il medico»; per questo «diamo ai pazienti la possibilità di vedere sempre i familiari. L’ora di visita di altri ospedali è una vergogna, l’ospedale non è un carcere». Rivolgendosi a Tettamanzi, ha poi concluso: «Lei mi ha trasmesso il rispetto delle idee di chi non la pensa come noi ed è un insegnamento che non dimenticherò mai».Nel suo intervento il Cardinale ha sottolineato: «Finalmente sono venuto in questo famoso istituto e ho potuto vederlo con i miei occhi. Purtroppo il mio tempo qui è limitato, ma questa permanenza mi ha aiutato a conoscere più a fondo questa realtà». L’Arcivescovo ha trovato interessante appunto «il passaggio dalla centralità del medico a quella del paziente, qualificato come una persona che ha una rete di relazioni prima di tutto famigliari».Il Cardinale ha poi illustrato la parabola del buon samaritano: «La strada da Gerusalemme a Gerico è la strada di tutti, della vita di ciascuno. Il sacerdote e il levita passano oltre, finiscono per cadere nell’indifferenza». Questo insegna che «non basta vedere con gli occhi, bisogna vedere col cuore ed è quanto avviene allo straniero, al samaritano, che vede in un modo profondo. È qui che scatta la compassione». Secondo Tettamanzi «c’è una sfida che riguarda la scienza, la tecnica, l’economia. Salute e vita dipendono anche da tutte queste cose, che io chiamerei impegno scientifico. Ma l’altra sfida, quella risolutiva, è rivolta alla nostra umanità, al vedere l’altro con gli occhi dell’io più profondo. L’umanità è un dono che Dio fa a tutti». – – Photogallery