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Da un intervento del cardinale Dionigi Tettamanzi AGLI OPERATORI SANITARI

24 Marzo 2006

Offriamo un breve stralcio tratto dall’intervento del cardinale Dionigi Tettamanzi su “La Ca’ Granda e la Città: ospitalità e speranza” , tenuto all’Università statale di Milano il 24 maggio 2005.

Sento il bisogno di dirvi, in modo tanto semplice e insieme tanto convinto e forte, di non dimenticarvi mai della nobiltà e della grandezza della vostra professione. Sento il bisogno di invitarvi ad avere uno sguardo nuovo e meraviglioso sulla vostra professione… Come è bella e significativa la domanda che si pone il salmista: «Signore, che cos’è un uomo perché te ne curi? Un figlio d’uomo perché te ne dia pensiero? L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa» (Salmo 144,3-4).

E’ quanto mai eloquente questo contrasto tra l’estrema debolezza dell’uomo – un semplice soffio, un’ombra che se ne va – e Dio che si curva su questa debolezza con la sua cura, una cura che vibra di amore, di amore delicato e forte. Proprio di questo amore verso la debolezza dell’uomo malato, sofferente, morente il medico è interprete, prolungamento visibile e ministro…

Sento ancora il bisogno di chiedervi di non scordarvi mai che il primo responsabile della salute della sanità per la salute della persona è il medico e che il primo mezzo per guarire la sanità malata è l’impegno a raggiungere livelli sempre più alti di competenza e di professionalità. È per questo che il medico ha il dovere non solo di assistere, curare e guarire il malato, ma anche di ricercare nuove strade terapeutiche all’interno di una vera scuola di medicina e scienze umane…