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12 ottobre

Disturbi psichici e spirituali, come farsi prossimi?

All’Ambrosianeum incontro proposto dal Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa per approfondire le cause di sofferenze per le quali non sempre si riesce a intervenire efficacemente. Saluto iniziale dell’Arcivescovo

di don Gianfranco MACOREsorcista della diocesi di Milano

10 Ottobre 2019

Spesso, quando si sente parlare di psichiatri, psicologi e psicoterapia, la reazione più immediata e comune è: «Non sono mica matto, io!». Così come, quando si sente parlare di esorcisti ed esorcismo, la reazione è: «Ma quali peccati ho commesso per entrare in rapporto con il demonio? E poi, il demonio esiste o è solo un retaggio del passato che non sapeva spiegare certe sofferenze?».

Nulla di tutto questo nell’incontro proposto nella mattina del 12 ottobre all’Ambrosianeum, a cui porterà il saluto iniziale l’Arcivescovo (in allegato la locandina). Nell’occasione il Gris (Gruppo di ricerca e di informazione socio-religiosa) vuole proporre un approfondimento a partire da un altro punto di vista, e precisamente: come porsi davanti alla sofferenza delle persone disturbate, quando tale sofferenza si colloca ai confini tra psichico e spirituale? Il loro malessere, che non trova soluzione e che inquieta chi le ama, chiede di approfondire sia la conoscenza dell’origine del loro male, sia cercare una risposta più efficace, che deve comprendere la condivisione e la solidarietà con loro. Non sempre si conoscono le cause profonde per poter intervenire efficacemente e, a volte, siamo troppo sbrigativi nell’indicare una soluzione che aiuti a togliere o alleviare la sofferenza, magari senza proporre una relazione che non faccia sentire la persona sofferente trascurata o ignorata dagli altri, senza alcuna possibilità di sperimentare e vivere una vera fraternità consolatrice.

Gli operatori della salute mentale, senza pretendere di valutare il loro operato, possono trovarsi davanti casi così problematici la cui complessità va oltre i limiti delle conoscenze possedute. Addirittura, anche diversi operatori del sacro – cristiani e non -, dell’occulto e delle sette, non hanno soluzioni adeguate davanti a certe sofferenze e spesso, nei casi più oscuri, si lavano le mani inviando a persone più “esperte” o si limitano a dire: «Pregherò per lei e vedrà che tutto si risolverà». Oppure, «La sua sofferenza è frutto di una magia, di una fattura e io non posso fare di più». Per non considerare, in quest’ultimo caso, quando si “cade” nel contesto economico del costo della prestazione offerta, come recenti casi eclatanti hanno messo in evidenza, che diventa la rovina economica e affettiva delle persone e delle loro famiglie.

Ecco le motivazioni di questo primo incontro, proposto a quanti si prendono cura, a vario titolo, delle persone sofferenti nel corpo, nella mente e nello spirito, per entrare nelle implicazioni tra fisico, psichico e spirituale, mantenendo e rispettando una unità della persona e della sua sofferenza, lasciandosi coinvolgere – per quanto può essere legittimamente richiesto – al fine di vivere una comunione reale e significativa a vantaggio di questi “poveri” che finiscono per essere i più emarginati e sfruttati. La presenza dell’Arcivescovo avvalora l’importanza di queste riflessioni e invita a continuare il cammino. In particolare per gli operatori della salute mentale si sta già organizzando, a breve, un altro incontro di approfondimento e confronto tra professionisti.

Info e iscrizioni: dong.macor@gmail.com

 

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