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Viaggio apostolico

Il Papa in Messico:
la linfa delle radici

Il ruolo dei cristiani in un Paese che cerca un futuro migliore al centro della visita che ha avuto in Guanajuato e León il teatro degli appuntamenti di Benedetto XVI

26 Marzo 2012
Leon, Mexico, 24/03/2012. 
Pope Benedict XVI celebrates a Mass in Colegio de Miraflores

Una visita breve (23-26 marzo) in Messico, ma molto desiderata da Benedetto XVI. Guanajuato e León sono stati il teatro degli appuntamenti del Papa.

Vivere la speranza

«Giungo come pellegrino della fede, della speranza e della carità», ha detto il Pontefice, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale di Guanajuato, il 23 marzo. «Desidero confermare nella fede i credenti in Cristo – ha aggiunto -, consolidarli in essa e incoraggiarli a rivitalizzarla con l’ascolto della Parola di Dio, i sacramenti e la coerenza di vita. Così potranno condividerla con gli altri, come missionari tra i propri fratelli, ed essere fermento nella società, contribuendo a una convivenza rispettosa e pacifica, basata sulla incomparabile dignità di ogni persona umana, creata da Dio, e che nessun potere ha il diritto di dimenticare o disprezzare. Questa dignità si manifesta in modo eminente nel diritto fondamentale alla libertà religiosa, nel suo genuino significato e nella sua piena integrità».
Di qui l’esortazione: «Questo Paese, questo Continente, sono chiamati a vivere la speranza in Dio come una convinzione profonda, trasformandola in un atteggiamento del cuore e in un impegno concreto di camminare uniti verso un mondo migliore».

Proteggere i bambini

Parlando con i bambini nella Plaza de la Paz di Guanajuato, il 24 marzo, il Santo Padre ha ricordato: «Il discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità». Gesù «vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più difficili».
Per Benedetto XVI ogni bambino «è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo». Per questo, ha levato la sua voce «invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia».

No a una fede superficiale

Resistere «alla tentazione di una fede superficiale e abitudinaria, a volte frammentaria e incoerente»: è stato l’invito del Papa, nella messa celebrata nel Parque del Bicentenario di León, il 25 marzo. All’Angelus, sottolineando la devozione dei messicani per la Vergine, ha ammonito: «Non dimenticate che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù». Perciò, «amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere secondo le parole del frutto benedetto del suo seno».
Il Pontefice ha quindi esortato a rivolgersi a Maria: «In questi momenti – ha sostenuto – in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. È la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale».

Alcune priorità

Celebrando i vespri con i vescovi nella cattedrale di León, dedicata a Nostra Signora della Luce, il 25 marzo, il Santo Padre ha posto l’accento su alcune priorità. «Nell’orizzonte pastorale e di evangelizzazione che si apre davanti a noi, è di capitale rilevanza seguire con grande attenzione i seminaristi, incoraggiandoli affinché non si vantino “di sapere altro se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso”», ha affermato Benedetto XVI, per il quale «non meno fondamentale è la vicinanza ai sacerdoti, ai quali non deve mancare mai la comprensione e l’incoraggiamento del loro vescovo e, se fosse necessario, anche la sua paterna ammonizione su atteggiamenti inopportuni».
Lo stesso si deve dire «delle diverse forme di vita consacrata, i cui carismi devono essere stimati con gratitudine ed accompagnati con responsabilità e rispetto del dono ricevuto. E un’attenzione sempre più speciale si deve riservare ai laici maggiormente impegnati nella catechesi, nell’animazione liturgica o nell’azione caritativa e nell’impegno sociale». «La loro formazione nella fede – ha avvertito il Papa – è cruciale per rendere presente e fecondo il Vangelo nella società di oggi».

Non lasciarsi intimorire dalle forze del male

«Desidero ripetere con forza e chiarezza un invito al popolo messicano a essere fedele a se stesso e a non lasciarsi intimorire dalle forze del male, ad essere coraggioso e lavorare affinché la linfa delle sue radici cristiane faccia fiorire il suo presente e il suo futuro». È il messaggio finale del Pontefice, nella cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Guanajuato, al termine del suo viaggio apostolico in Messico, il 26 marzo. Il Papa ha esortato «ardentemente i cattolici messicani e tutti gli uomini e donne di buona volontà, a non cedere alla mentalità utilitarista, che finisce sempre col sacrificare i più deboli e indifesi».