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Bibbia in edicola? Sì, però…

Le iniziative di Corriere e Sole 24 Ore rilanciano l'interesse intorno al Libro. Un segnale positivo, ma a patto che se ne colga la dimensione autentica e profonda

5 Giugno 2008

11/03/2008

di Alberto CAMPOLEONI

È curioso: nel giro di qualche settimana due iniziative molto diverse tra loro, ma entrambe ben “valorizzate” dai mass media, hanno proposto e propongono la Bibbia come oggetto di forte attenzione.

La prima, in ordine cronologico, riguarda il progetto Bibbia educational “lanciato” in Lombardia nel mondo della scuola, con l’offerta di percorsi didattici mirati e ben curati sui grandi personaggi biblici, peraltro accompagnati anche da importanti dvd.

La seconda iniziativa è invece quella del Corriere della sera e del Sole 24 Ore, che propongono in edicola una serie di libretti in cui c’è “La Bibbia raccontata ai ragazzi”. L’intenzione è quella di offrire «le più importanti storie della nostra tradizione», illustrate su carta e anche “raccontate” in un audio cd.

Fa pensare questa rinnovata attenzione al mondo della Bibbia, il Libro al quale è legata fortemente la stessa identità della nostra civiltà. È indubitabile che, soprattutto negli ultimi anni, è andata perdendosi molto in fretta gran parte della “memoria”, una fetta importante di conoscenze e di vissuti legati alla tradizione ebraico-cristiana e specificamente al mondo della Bibbia. Si intrecciano, a questo proposito, diverse problematiche che riguardano la trasmissione e la conoscenza di un patrimonio anzitutto religioso, ma, in senso più vasto, anche culturale.

Alla vigilia del passaggio di millennio, il Sinodo dei vescovi dell’Europa metteva in guardia contro il processo in atto nel Continente, usando parole forti come “scristianizzazione”, ben al di là della “secolarizzazione” del secondo Novecento. In Francia, pochi anni fa, un autorevole rapporto lamentava la gravità del fenomeno dell’ignoranza religiosa e del mondo biblico, che impediva agli studenti, per esempio, di cogliere significati e valori delle espressioni artistiche e culturali. Anche l’Italia, sia pure con le dovute differenze, è sempre più coinvolta in dinamiche simili.

E allora, in generale, ben vengano le iniziative che tornano a far parlare della Bibbia e magari possono favorire una migliore conoscenza di quello che, in ambito scolastico, in passato è stato definito “il libro assente”, proprio per marcare l’insufficiente interesse e attenzione dedicatagli al di fuori dello specifico insegnamento della religione cattolica.

Anche la nuova promozione dei quotidiani, soprattutto per l’ampiezza di possibili destinatari e per il rilievo mediatico che porta con sé, può essere un’occasione importante. Con l’avvertenza, però, a curare la dimensione autentica e la profondità delle “storie” della nostra tradizione, come riferisce la pubblicità dell’iniziativa, e a non favorire invece la loro trasformazione in “storielle”, poco più che favole, legate all’immaginario collettivo. Sarebbe un danno.