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L’alfabeto di Pechino

Dalla A alla Z, quello che hanno detto le Olimpiadi. Non solo in termini di sport

1 Settembre 2008

01/09/2008

A) Anti-Doping: solo sei casi scoperti, ma tanti tanti dubbi. Che gli atleti siano più furbi dei controlli?

B) Bolt: di nome Usain, giamaicano, alto, slanciato, due gambe da giaguaro, potente, trionfatore nei 100, 200 e staffetta 4×100. Lui e tutti i suoi fratelli caraibici (Giamaica, Trinidad, Bahamas…) sono i bis-bis-bis-pronipoti degli schiavi razziati in Africa dai negrieri. Oggi si prendono la rivincita.

C) Cina: medaglie vinte 100, 51 d’oro, 21 d’argento, 28 di bronzo. I cinesi, hanno applaudito tutti, anche quando gli atleti loro le buscavano.

D) Diritti Umani: ne hanno parlato solo gli atleti. Come sempre hanno vinto loro.

E) Epica: è la vittoria dello sport, delle otto medaglie d’oro di Phelps nel nuoto, del marciatore Schwazer con il dito alzato e le lacrime copiose, quella della Isinbayeva con il nuovo record nel salto con l’asta, quella del pesista tedesco Mathias sul podio con la foto della moglie morta.

F) Figuracce: quella nel taekwondo del cubano Matos, che picchia un arbitro e un giudice e viene squalificato a vita, e quella dello svedese Abrahamian nella lotta greco-romana 84 kg: durante la premiazione lascia il podio e abbandona per terra la medaglia.

G) Giganti del basket: Da Yao Ming, il campione cinese della pallacanestro professionistica a Pau Gasol, il catalano barbuto che gioca anche lui nella Nba. Ma non c’è stato niente da fare: hanno vinto loro, il Dream Team del basket statunitense, guidato da campioni come Kobe Bryant e LeBron James. E gli italiani… non pervenuti a Pechino.

H) Ungheria, nel codice internazionale: dominano la pallanuoto dai Giochi di Sidney con una squadra zeppa di ragazzini. L’Italia, con il suo Settebello attempato, è giunta nona. Gli sport di squadra hanno fallito: pallanuoto, calcio, pallavolo, c’è qualche cosa da rivedere!

I) Idem: di nome Josefa, nata tedesca, italiana d’amore e per scelta, già vincente come teutonica, da sette edizioni ai Giochi, vince, stupisce, si diverte e appassiona. A 44 anni vince l’argento a Pechino, sconfitta per 4millesimi di secondo da una croata che potrebbe esser sua figlia. Con la promessa di vincer l’oro a Londra nel 2012, sempre abbracciando i suoi 2 figli.

L) Lacrime: tante, tantissime, di chi ha vinto e di chi ha perso, di chi si è infortunato e di chi si è sentito defraudato dagli arbitri. Sempre mostrate con pudore dalla tivù cinese.

M) Mamme: mai come in questi Giochi tante mamme sono giunte a medaglia. E con loro i figli spesso presenti sui campi di gara, quasi a promettere un futuro radioso di continuità.

N) Nuoto: una marea di record mondiali abbattuti. C’è chi dice che sia tutto merito dei costumi che aiutano a galleggiare e scivolare nell’acqua. Il dubbio c’è.

O) Ordine: tutto è stato perfetto, pulito, preciso, ordinato. Si applaudiva compatti con ritmati battimani, anche sotto la pioggia non ci sono stati problemi. Questo importava: niente problemi.

P) Pubblico: e chi lo ha visto? Pochissime riprese delle folle, nelle gare su strada quasi assente, tenuto a bada da numerosi filari di truppe. Negli stadi e palazzetti poche inquadrature e sempre verso i soliti gruppi di volontari festanti. Il calore umano si sentiva, ma non si vedeva.

Q) Quarti: per tredici volte lo sono stati gli italiani, medaglie di legno, che fanno più male.

R) Russo: il pugile italiano, argento nei pesi massimi, ha deciso di regalare i suoi guantoni al Dalai Lama, la Idem il suo body, il portabandiera Rossi i suoi occhiali. Modi intelligenti per ricordare al mondo e ai politici che lo sport non si fa strumentalizzare.

S) Sorrisi: quelli raggianti di Josefa Idem ai suoi figli alla fine della gara “persa” per 4 millesimi di secondo e quelli distrutti delle marciatrici della 20 chilometri sotto il diluvio. Perché l’importante era arrivare.

T) Televisione: sono stati i Giochi più visti della storia, con orari delle gare pensati per le ricche televisioni statunitensi. Ma a parte qualche ralenti eccezionale, niente di nuovo e originale.

U) Urla: quelle di Valentina Vezzali a ogni stoccata vincente, verso il terzo d’oro nel fioretto.

V) Vittoria: quella che trasforma un atleta in un campione olimpico, è per la Storia.

Z) Zero: alla Rai, incapace di dare un servizio degno del suo ruolo pubblico, persa dietro discorsi futili e noiosi, commenti nazionalistici e dispersivi, programmazione spezzettata da pubblicità ossessiva, gigantismo organizzativo e incapacità a saper gestire un evento di così grande bellezza come i Giochi.