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19 novembre

Ennio Morricone, quando la musica si fa cinema

Al Forum di Assago Gran Galà del compositore di colonne sonore di celebri film

di Ylenia SPINELLI Redazione

18 Novembre 2010
Composer Ennio Morricone poses for a portrait in New York, Thursday, Feb. 1, 2007. The 78-year-old composer will receive an honorary Oscar for his movie scores, and the new CD, "We All Love Ennio Morricone," contains many of his favorite pieces. (AP Photo/Seth Wenig) ORG XMIT: NYET505

In programma ci sono i celebri temi tratti dai film Mosè e Marco Polo, gli adagi da C’era una volta in America, Promessi Sposi e Vatel e, per non scontentare il pubblico, i pezzi scritti per i western di Sergio Leone e per Mission. Quello che Ennio Morricone terrà venerdì 19 novembre al Forum di Assago sarà davvero un Gran Galà per il cinema.
Il Maestro, che il 30 agosto a Stoccolma ha ricevuto il Polar Music Prize (il Nobel per la musica), dirigerà l’orchestra Roma Sinfonietta: novanta musicisti, cinque solisti e il Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano insieme al Coro Claudio Casini dell’Università di Roma Tor Vergata, per un totale di 170 elementi. Inoltre, per l’occasione, il Comune di Cremona ha concesso l’utilizzo di uno dei suoi più preziosi violini, il Vesuvius del 1727 di Antonio Stradivari.
«Sarà un concerto completamente nuovo e molto articolato – anticipa Morricone, che da pochi giorni ha compito 82 anni – perché, oltre alle colonne sonore più note, eseguiremo pezzi poco conosciuti come quello scritto per H2S di Faenza, una pellicola che ha per titolo la formula dell’acido solforico e che venne sequestrata dal tribunale. Oppure il contrappunto a sei parti per un film molto commerciale come Metti una sera a cena o il tema d’amore che avevo scritto per Nine, che poi saltò per incomprensioni tra regista e produttore».
Dal 1961, quando Luciano Salce lo chiamò per Il Federale, Morricone ha musicato più di 400 pellicole, lavorando con registi italiani e internazionali, tra i quali, Pontecorvo, Pasolini, Bertolucci, Tornatore, Polanski e Almodòvar, ma non ha mai accantonato la musica “assoluta”, scritta seguendo il proprio gusto, senza assecondare le idee di un regista.
Sebbene le colonne sonore per i film western siano solo una trentina, è proprio dal sodalizio con Sergio Leone, suo compagno alle elementari e poi grande amico, che arrivò il successo. «Dopo Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto e il cattivo e C’era una volta il west – ricorda – tanti registi mi contattarono per film western, ma ho sempre detto di no. Non ho mai voluto fossilizzarmi su un genere, così negli anni mi sono divertito a spaziare dai film politici, a quelli d’amore, da quelli storici, ai gialli di Dario Argento».
Dietro tanto estro Morricone confessa esserci un meticoloso lavoro. «L’ispirazione non esiste per nessun compositore – tiene a precisare – esiste lo studio, perché anche quando si improvvisa si applicano dei principi che portano poi a teorizzare la propria attività, a creare uno stile personale».
Sempre diverso anche il metodo di lavoro. «Non ho una regola fissa – spiega -: qualche volta scrivo ancor prima di vedere il film, altre volte c’è un lungo confronto con il regista sul copione. Capita anche che a film montato manchi qualcosa e allora, come nel caso di Malena, mi sono messo a scrivere un pezzo per il tema della piazza, ironico e sfottente».
Per Mission, poi, Morricone parla di un vero e proprio «miracolo tecnico», che ancora non riesce a spiegarsi. Lo racconta anche nel suo libro-intervista, Lontano dai sogni, scritto con il giornalista Antonio Monda e appena pubblicato per Mondadori. «Ricordo che andai a Londra per vedere la pellicola ancora muta e rimasi talmente colpito e commosso dalla strage degli indios che dissi no, il film è bello senza musica, rischierei di rovinarlo. Regista e produttore insistettero e alla fine partorii il pezzo per oboe solo, perché il protagonista padre Gabriel suonava l’oboe; un mottetto, perché i grandi compositori di musica liturgica si avvalevano delle regole del Concilio di Trento e poi quello degli Indios dalla ritmica ripetitiva. Nel finale del film, quando questi tre momenti si fondono insieme, notai che stavano così bene insieme che mi sembrò una sorta di divina trinità, un miracolo venuto dal cielo!». In programma ci sono i celebri temi tratti dai film Mosè e Marco Polo, gli adagi da C’era una volta in America, Promessi Sposi e Vatel e, per non scontentare il pubblico, i pezzi scritti per i western di Sergio Leone e per Mission. Quello che Ennio Morricone terrà venerdì 19 novembre al Forum di Assago sarà davvero un Gran Galà per il cinema.Il Maestro, che il 30 agosto a Stoccolma ha ricevuto il Polar Music Prize (il Nobel per la musica), dirigerà l’orchestra Roma Sinfonietta: novanta musicisti, cinque solisti e il Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano insieme al Coro Claudio Casini dell’Università di Roma Tor Vergata, per un totale di 170 elementi. Inoltre, per l’occasione, il Comune di Cremona ha concesso l’utilizzo di uno dei suoi più preziosi violini, il Vesuvius del 1727 di Antonio Stradivari.«Sarà un concerto completamente nuovo e molto articolato – anticipa Morricone, che da pochi giorni ha compito 82 anni – perché, oltre alle colonne sonore più note, eseguiremo pezzi poco conosciuti come quello scritto per H2S di Faenza, una pellicola che ha per titolo la formula dell’acido solforico e che venne sequestrata dal tribunale. Oppure il contrappunto a sei parti per un film molto commerciale come Metti una sera a cena o il tema d’amore che avevo scritto per Nine, che poi saltò per incomprensioni tra regista e produttore».Dal 1961, quando Luciano Salce lo chiamò per Il Federale, Morricone ha musicato più di 400 pellicole, lavorando con registi italiani e internazionali, tra i quali, Pontecorvo, Pasolini, Bertolucci, Tornatore, Polanski e Almodòvar, ma non ha mai accantonato la musica “assoluta”, scritta seguendo il proprio gusto, senza assecondare le idee di un regista.Sebbene le colonne sonore per i film western siano solo una trentina, è proprio dal sodalizio con Sergio Leone, suo compagno alle elementari e poi grande amico, che arrivò il successo. «Dopo Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto e il cattivo e C’era una volta il west – ricorda – tanti registi mi contattarono per film western, ma ho sempre detto di no. Non ho mai voluto fossilizzarmi su un genere, così negli anni mi sono divertito a spaziare dai film politici, a quelli d’amore, da quelli storici, ai gialli di Dario Argento».Dietro tanto estro Morricone confessa esserci un meticoloso lavoro. «L’ispirazione non esiste per nessun compositore – tiene a precisare – esiste lo studio, perché anche quando si improvvisa si applicano dei principi che portano poi a teorizzare la propria attività, a creare uno stile personale».Sempre diverso anche il metodo di lavoro. «Non ho una regola fissa – spiega -: qualche volta scrivo ancor prima di vedere il film, altre volte c’è un lungo confronto con il regista sul copione. Capita anche che a film montato manchi qualcosa e allora, come nel caso di Malena, mi sono messo a scrivere un pezzo per il tema della piazza, ironico e sfottente».Per Mission, poi, Morricone parla di un vero e proprio «miracolo tecnico», che ancora non riesce a spiegarsi. Lo racconta anche nel suo libro-intervista, Lontano dai sogni, scritto con il giornalista Antonio Monda e appena pubblicato per Mondadori. «Ricordo che andai a Londra per vedere la pellicola ancora muta e rimasi talmente colpito e commosso dalla strage degli indios che dissi no, il film è bello senza musica, rischierei di rovinarlo. Regista e produttore insistettero e alla fine partorii il pezzo per oboe solo, perché il protagonista padre Gabriel suonava l’oboe; un mottetto, perché i grandi compositori di musica liturgica si avvalevano delle regole del Concilio di Trento e poi quello degli Indios dalla ritmica ripetitiva. Nel finale del film, quando questi tre momenti si fondono insieme, notai che stavano così bene insieme che mi sembrò una sorta di divina trinità, un miracolo venuto dal cielo!».