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Post-terremoto

Caritas, ad Amatrice i primi container

Nelle frazioni di Cossito e Casale assegnati sei moduli abitativi a famiglie segnalate d’accordo col Comune: perlopiù sono allevatori o anziani che hanno preferito non trasferirsi. Continua l’azione di ascolto e di accompagnamento della popolazione

di Francesco CHIAVARINI

24 Dicembre 2016

In questi giorni sono stati consegnati i primi 6 moduli abitativi ai terremotati delle frazioni di Cossito e Casale del Comune di Amatrice. Le famiglie beneficiarie sono state individuate tra quelle in maggiori difficoltà, in accordo con i Comuni e le Caritas locali. In molti casi si tratta di allevatori, che hanno scelto di non trasferirsi negli alberghi della costa per poter continuare a lavorare nelle loro aziende. In altri si tratta di anziani, che hanno preferito rimanere nei luoghi dove hanno vissuto tutta la vita. Come per esempio Paolo, 65 anni, ex impiegato a Roma, che quando si è ritirato in pensione ha scelto di tornare nel suo paese di origine: «Tornare qui era il sogno di tutta una vita… Ora ho preferito questa sistemazione provvisoria a una camera in albergo, per dare un segnale anche agli altri: se ce ne andiamo tutti questi luoghi moriranno…».

I container sono monoblocchi realizzati in pannelli sandwich coibentati, arredati e di varie dimensioni (6×2,5 – 8×2,5 – 10×2,5 metri) in relazione alla composizione del nucleo familiare. «Il progetto non ha l’ambizione di essere una risposta esaustiva all’enorme problema dei danni causati dal terremoto al patrimonio residenziale privato – spiega Alberto Minoia, responsabile Emergenze di Caritas Ambrosiana -, ma quello di garantire ad alcune situazioni particolarmente fragili (famiglie con anziani, malati, minori…) uno spazio decoroso dove poter recuperare una dimensione familiare in attesa di soluzioni più stabili e definitive».   

Tra i progetti finanziati dalle Caritas della Lombardia c’è anche l’allestimento in piazza Mazzini, nel cuore di Rieti, di una tendostruttura dove è stata trasferita la Mensa della carità cittadina “Santa Chiara”, il cui edificio è stato lesionato dal terremoto. La mensa offre la cena ogni sera a 70 persone bisognose ed è portata avanti da una squadra di volontari della Caritas locale.

Nel frattempo continua l’attività di ascolto delle persone presenti nei territori, con particolare attenzione alle fasce più deboli – accompagnamento pastorale e informazione – accanto a risposte ai bisogni primari (contributi al reddito e fornitura di beni e strumenti – per favorire la ripresa delle attività economiche, soprattutto nelle aree rurali. In alcune zone – come Arquata, Acquasanta e Montegallo – sono state avviate attività strutturate di doposcuola e animazione giovanile.

Dopo la scossa del 24 agosto, quella del 26 ottobre (magnitudo 5,9, epicentro tra Castelsantangelo sul Nera e Visso) e l’ultima, fortissima, del 30 ottobre (magnitudo 6,5, sotto Norcia) hanno colpito duramente un’area molto estesa e già in parte compromessa. Le Caritas della Lombardia hanno subito stanziato fondi per sostenere le Caritas delle zone colpite nella distribuzione di aiuti di prima necessità. Alla fine di ottobre Caritas Ambrosiana ha inviato nelle zone terremotate Alberto Minoia per valutare la situazione, recensire i bisogni e predisporre gli interventi sia negli alberghi sulla costa che hanno accolto gli sfollati, sia nelle zone interne e nelle frazioni isolate.

Alla fine di ottobre Caritas Italiana ha assegnato alla delegazione lombarda la responsabilità di avviare i gemellaggi in 26 frazioni del Comune di Amatrice, borghi sparsi che ospitavano prima del sisma 600 persone e che ora, senza un intervento, rischiano di essere abbandonate.