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Giornata del ringraziamento

Dare un’anima all’Expo:
la mission per i credenti

La necessità di raccogliere l'invito rivolto dai vescovi italiani: «La terra va custodita come un vero e proprio bene comune della famiglia umana, dato per la vita di tutti. Essa deve mantenere come primaria la sua destinazione fondamentale - quella di essere, appunto, fonte di cibo per i suoi abitanti»

di Pino NARDI

30 Ottobre 2014

Sarà davvero un’occasione unica. Expo 2015, che aprirà i battenti nel maggio del prossimo anno, può rappresentare un momento per offrire indicazioni concrete di fronte a un fenomeno sempre più drammatico, che dovrebbe inquietare le coscienze di tutti: la fame nel mondo. Il valore dell’Expo sarà perciò non solo l’aspetto commerciale o il cemento che prevede, ma anche un evento decisivo per Milano e per l’Italia di riflettere su un tema, come quello del cibo e del nutrirsi, tra le questioni più esigenti del nostro tempo. Un problema che non riguarda solo il Sud del Mondo, visto che le file alle mense dei poveri delle nostre città s’ingrossano ogni giorno di più. Lo snodo sarà quello di pensare a un nuovo modello di sviluppo che premi le risorse e le opportunità per tutti, al contrario di oggi, visto che le disuguaglianze crescono invece di diminuire. Insomma, tutti sono chiamati a dare un’anima a questa manifestazione, come più volte ha sottolineato il cardinale Angelo Scola in questi mesi.

La rilevanza dell’Esposizione universale è sottolineata anche nel Messaggio per la 64ª Giornata nazionale del ringraziamento (che si celebrerà il 9 novembre prossimo), della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Un testo che approfondisce e rilancia le questioni al centro dell’evento milanese.

“Benedire i frutti della terra e nutrire il pianeta” è, infatti, il tema proposto dai vescovi italiani alla riflessione di tutti, proprio perché la questione terra, agricoltura, beni, stili di vita e spreco sono centrali nel futuro del pianeta. Scrivono i vescovi: “Esso invita a dedicare un’attenzione speciale al tema del cibo, quale dono di Dio per la vita della famiglia umana. Così, nel ringraziare il Padre per i frutti della terra, ci rendiamo consapevoli di coloro che patiscono la fame. Papa Francesco richiama spesso ‘la tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini’. La fame è minaccia per molti dei poveri della terra, ma anche tremendo interrogativo per l’indifferenza delle nazioni più ricche. Infatti, alla sottonutrizione di alcuni, si affianca un dannoso eccesso di consumo di cibo da parte di altri”.

L’episcopato parla di un vero e proprio “scandalo che contraddice drammaticamente quella destinazione universale dei beni della terra richiamata – quasi cinquanta anni or sono – dal Concilio Vaticano II nella Costituzione pastorale Gaudium et spes (n. 69). È una questione di giustizia, che pone gravi interrogativi in merito al nostro rapporto con la terra e con il cibo. In questa Giornata del ringraziamento guardiamo dunque all’agricoltura, che – attraverso i suoi frutti – è fonte della vita”.

Per dirla con le parole della sociologa Rosangela Lodigiani, curatrice del Rapporto Ambrosianeum sulla città, la sfida dell’Expo è certamente “tecnico-scientifica ed economico-produttiva, ma è soprattutto una sfida culturale, educativa, spirituale, di senso e, non ultimo, politica nel suo più alto esercizio di responsabilità, per questo volta a interrogarsi su come superare le profonde disuguaglianze che segnano il pianeta e sulle vie da percorrere per ricondurre alla sostenibilità sociale e ambientale il modello di sviluppo sin qui seguito, incrinato da profonde contraddizioni”.

La comunità cristiana, i credenti impegnati su vari fronti, da quello politico, a quello culturale, all’associazionismo, hanno dunque la responsabilità di dare un’anima a questa Esposizione, perché il tutto non si risolva in una riduttiva kermesse commerciale, dove prevalgono le sole logiche degli affari e delle lobby.

Un contributo alto perché si pongano le condizioni di un nuovo sistema economico mettendo al centro i temi della condivisione e dell’equità, applicato anche al mondo dell’agricoltura, per “coltivare la terra in forme sostenibili, per nutrire il pianeta con cuore solidale”; di far maturare la consapevolezza – come scrivono i vescovi – che “la terra va custodita come un vero e proprio bene comune della famiglia umana, dato per la vita di tutti. Essa deve mantenere come primaria la sua destinazione fondamentale – quella di essere, appunto, fonte di cibo per i suoi abitanti, facendo in modo che il rispetto e la ricerca della qualità dei beni salvaguardi la capacità della terra stessa di produrre per la generazione presente e per quelle future”.

Tutto questo non riguarda solo la politica e le scelte economiche, ma chiunque nelle proprie scelte di ogni giorno può e deve dare il proprio contributo con uno stile di vita che adotti “comportamenti quotidiani basati sulla sobrietà e la salubrità nel consumo del cibo”: “Agire nelle nostre famiglie, per ridurre ed eliminare lo spreco alimentare, che nelle società agiate raggiunge livelli inaccettabili. Papa Francesco ha più volte denunciato la ‘cultura dello scarto’”.