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Istituto Toniolo

Giovani, sempre meno
fanno volontariato

Diffusi i dati della ricerca condotta in collaborazione con Fondazione Cariplo e Università Cattolica, effettuata da Ipsos sui residenti in Lombardia dai 18 ai 29 anni. Donne più sensibili al servizio, in quasi tutti scarsissima fiducia nelle istituzioni

11 Novembre 2013

Il volontariato trova scarso coinvolgimento fra i giovani lombardi. Il 59% circa non ha mai svolto un servizio e solo l’8,5% vi si dedica attualmente in modo continuativo. È uno dei risultati che emerge dalla sezione dedicata a «Volontariato e impegno civile» del Rapporto Giovani, la ricerca dell’Istituto Giuseppe Toniolo, in collaborazione con Fondazione Cariplo e Università cattolica, sui giovani residenti in Lombardia dai 18 ai 29 anni effettuata da Ipsos (www.rapportogiovani.it).

I dati relativi al campione lombardo si discostano di quasi 6 punti rispetto a quello nazionale, da cui emerge che il 64,7% «non ci ha mai provato». Un dato piuttosto sorprendente rispetto alla generale impressione di un universo giovanile impegnato in questo settore.

L’indagine mostra una differenza di sensibilità tra gli uomini e le donne. I maschi che non si sono mai impegnati sono in Lombardia 10 punti superiori alle femmine: 64% contro il 54%. Anche il titolo di studio ha un peso, con rilevanti differenze: il 67% di chi a un livello di scolarizzazione più basso non ha mai fatto volontariato contro il 51% di chi ha un titolo alto.

Infine i partiti e i movimenti politici. Già in passato il Rapporto aveva evidenziato la scarsissima fiducia dei giovani verso le istituzioni. E il dato non cambia: solo il 3% circa dice di impegnarsi saltuariamente o con continuità in una formazione politica, gruppo o movimento.

Ma le nuove generazioni faticano a trovare una identità sociale

«I risultati relativi alla partecipazione sociale e politica dei giovani lombardi rende evidente, a conferma dei dati già raccolti dalla ricerca dell’Istituto Toniolo, la difficoltà delle nuove generazioni a trovare una identità sociale e un’appartenenza alla collettività che li orienti alla partecipazione», spiega Rita Bichi, docente di Sociologia all’Università Cattolica, fra i curatori del Rapporto.

«A fronte di un avvicinamento in età adolescenziale alle attività di volontariato, si assiste a un allontanamento non certo solo dovuto al crescere degli impegni di studio e di lavoro, ma con tutta probabilità imputabile anche allo scarso impatto delle istituzioni e delle agenzie di socializzazione sulla motivazione alla partecipazione – sottolinea la sociologa -. Il trend, rispetto agli ultimi cinque anni, è in calo, pur se si conferma la moderata crescita dell’impegno femminile. Si può mettere in evidenza che la Lombardia si differenzia dalle altre zone del Paese per avere una maggiore partecipazione continuativa alle attività di volontariato, sia rispetto al valore nazionale sia a quello del Nord-Ovest nel suo complesso».

«Notevoli ancora appaiono le differenze di genere in merito al tipo di partecipazione sociale e politica: le donne sono più impegnate nel sociale e meno nella politica dei loro coetanei maschi – dice ancora Bichi-, rispettando così una tradizionale divisione dei compiti, che vuole le donne più vicine alle attività di cura e sostegno alla persona.

«Bisogna poi sottolineare un’altra forma di disuguaglianza che continua a incidere anche su questo aspetto della vita sociale, quella del livello di istruzione: a titolo di studio più elevato corrisponde, in Lombardia come in Italia, un più elevato tasso di partecipazione. Nel complesso – conclude -, la fotografia che si ricava da questi dati, accanto ai numeri ancora crescenti della disoccupazione giovanile, alimenta le preoccupazioni per un futuro che si prospetta foriero di processi di esclusione sociale per larghi strati di popolazione».