Il 10 ottobre ricorre la 19ª Giornata mondiale della salute mentale e il cardinale Angelo Scola, inserendosi nella tradizione che aveva inaugurato il suo predecessore cardinale Tettamanzi, rivolge alla Diocesi un messaggio sul tema della prossimità e sulle sue ricadute nell’area del disagio psichico. L’Arcivescovo considera l’esperienza della malattia mentale come una prova lacerante in chi ne è colpito e nelle persone accanto. È una situazione dolorosa che ci provoca, che possiamo accettare o alla quale possiamo contrapporci. E allo stesso tempo un’occasione preziosa nel quale poter sperimentare la prossimità dell’altro che sceglie di avvicinarsi e di condividere proprio quella sofferenza.
Dal convegno “Farsi prossimo”, perno della riflessione ambrosiana sulla carità nel 1986, sono scaturite modalità nuove di attenzione a chi è nella sofferenza e nel bisogno. E sebbene siano passati 25 anni, la scelta di lasciarsi interpellare da chi soffre un disagio psichico ancora oggi non è per nulla scontata. Le nostre comunità vivono tuttora diverse resistenze nell’aprire le loro porte a queste persone: scarsa è la sensibilità a lasciarsi coinvolgere e tanti sono gli alibi che giustificano la nostra assenza o distanza rispetto a chi soffre una malattia mentale. È una sfida al nostro modo di pensare e al nostro modo di vivere, sempre di fretta, travolti da ritmi vorticosi, attenti a non incrociare lo sguardo dell’altro, in modo particolare se ha un disagio psichico. Eppure lasciare che l’altro si faccia a noi prossimo ci potrebbe offrire la possibilità, forse unica, per prendere le distanze dalle nostre preoccupazioni, pur legittime, personali e comunitarie, per valutarle diversamente e magari, proprio grazie a questa prossimità, per uscirne anche umanamente più ricchi.
Il Cardinale ci sollecita a un’educazione permanente alla carità che sappia avviare cambiamenti profondi di mentalità e di prassi, così come a diventare compagni di viaggio delle persone con disagio mentale in un accompagnamento che sappia farsi condivisione della sofferenza e occasione per riaccendere una speranza che la malattia nel tempo potrebbe aver affievolito. Se i corsi di formazione per apprendere l’Abc del disagio psichico costituiscono un’occasione preziosa per iniziare ad approcciarsi a un’area che potrebbe intimorire, un’altra porta d’ingresso per imparare a stare con chi soffre tale disagio è rappresentata dalla familiarità che abbiamo con le nostre sofferenze e ferite. Da qui possiamo partire per stare con delicatezza accanto all’altro, anche senza una preparazione tecnica specifica.
Il Cardinale rivolge poi un invito a coloro che dovranno realizzare il VII Incontro mondiale su “La famiglia: il lavoro e la festa” a Milano nella prossima primavera: anche le famiglie con un malato mentale al proprio interno possano avere uno spazio di riflessione e di incontro per poter esprimere le loro difficoltà nel vivere il lavoro e il tempo umano della festa.
Accanto alle criticità, l’Arcivescovo ci invita infine a riconoscere il bene che le famiglie, nel loro ruolo educativo e sociale, compiono e ci ricorda la necessità di sostenere questi legami di cura reciproca e di solidarietà che intercorrono fra le diverse generazioni e che ricadono positivamente sulle nostre comunità.